S. Francesco d’Assisi che aveva mandato i suoi frati, come Gesù, su tutte le vie del mondo per annunciare la pace e il bene, non dimenticò gli infedeli. Perciò nel primo capitolo che si tenne alla Porziuncola aveva raccolto sei frati disposti a seguire con amore i suoi desideri. Dei sei uno s’ammalò prima di arrivare, gli altri cinque intrepidi si presentarono a Miramolino per annunciargli la verità della nostra fede.
Furono uccisi il 16 gennaio 1220 per le mani dello stesso Miramolino.
Un principe portoghese, Don Pedro, fratello di re Alfonso II, che era allora alla corte di Miramolino, aveva cercato ogni mezzo per liberare i frati ma non riuscì. Potè solamente raccogliere quei corpi martoriati e portarli in patria.
E vennero portati proprio a Coimbra, nella Chiesa di S. Croce dove Fernando cercava Dio nella preghiera e nella scienza.
La vista di quelle reliquie, il racconto del martirio, l’aureola di santità che avvolgeva tutti quelli che erano figli di Francesco d’Assisi lo fecero più pensoso. Un’altra via, più luminosa, gli si apriva davanti. Una voce gli diceva che poteva egli pure vivere in povertà e in umiltà come quei veri cinque minori e attendere la palma del martirio.
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