Da San Francesco al Venerabile Placido Cortese
Il mese di ottobre porta ogni anno la festa di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, con il suo messaggio di fraternità, di pace, di custodia del creato: Francesco invita tutti ad innalzare un inno di lode a Dio, Creatore e Padre, riscoprendo la sua tenera paternità, da lui abbracciata con la totalità della sua persona e della sua esistenza. Il 4 ottobre si rinnova in tutte le chiese francescane il ricordo del santo fondatore, che continua a ispirare – anche nel nostro tempo – iniziative e opere, particolarmente in coloro che vivono la sequela del padre definito “tutto serafico in ardore” (Dante), per la sua sublime intensità di amore.
Anche in una città come Venezia, notissima per la sua singolarità ambientale, storica e artistica, la presenza dei francescani ha lasciato testimonianze notevoli, ancor oggi evidenti.
Risale al 1220 la sosta di San Francesco in laguna, quando vi approdò, di ritorno dalla sua missione in Oriente presso il sultano d’Egitto. Caratteristica è l’isola di S. Francesco del Deserto, di fronte a Burano, custodita dai Frati Minori, presenti anche a S. Francesco della Vigna, nel sestiere di Castello. Nell’isola della Giudecca, invece, tra Venezia e il Lido, sorge la Basilica del SS. Redentore, edificata nel 1577 da Andrea Palladio per voto del Senato della Serenissima Repubblica, al fine di chiedere la cessazione di una pestilenza. Vi dimorano i Frati Minori Cappuccini.
In città, nel sestiere di S. Polo, sorge la maestosa Basilica di S. Maria Gloriosa dei Frari, luogo francescano fin dalle origini, officiato ininterrottamente dai Frati Minori Conventuali, salvo il periodo delle soppressioni intervenute nel corso del XIX secolo. Il grande convento (denominato Magna Domus Venetiarum) – che ebbe una storia illustre e dove dimorarono insigni religiosi come Francesco Della Rovere, poi Papa Sisto IV, e Felice Peretti, Papa Sisto V – dopo la soppressione napoleonica del 1810 divenne ed è tuttora Archivio di Stato.
I frati giunsero in città già nel 1231 e ottennero dal doge il “luogo di S. Maria” dove ancora dimorano. L’attuale basilica venne innalzata dai Francescani Conventuali negli anni tra il 1330 e il 1440 e dedicata alla Madonna, S. Maria Gloriosa, come lo erano i due sacri edifici che la precedettero.
La Vergine Assunta in cielo è la titolare del grande tempio, conosciuto per il capolavoro di Tiziano Vecellio (1488ca-1576), l’Assunta una grande tavola di 28 metri quadrati di superficie, realizzata nel 1516-1518 e collocata nella cappella maggiore dell’abside, dalla quale domina in tutto il suo splendore dopo un restauro che giustamente può definirsi “storico”, iniziato nel 2018 e inaugurato la sera del 4 ottobre 2022, con la solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Patriarca di Venezia, Mons. Francesco Moraglia. Anche la bella edicola lapidea che incornicia la pala è stata opportunamente ed egregiamente restaurata.
Nella stessa celebrazione si è ricordato il centenario del ritorno a Venezia dei Frati Minori Conventuali, che nel 1922 ripresero a custodire il loro antico luogo. Nel corso degli ultimi cento anni, ai Frari (come a Venezia viene chiamata la Basilica dedicata a S. Maria Gloriosa) sono transitati alcuni illustri religiosi come San Massimiliano M. Kolbe e il Venerabile Placido Cortese definito il “Kolbe di Cherso”, martiri della carità ed entrambi vittime del nazismo durante la seconda guerra mondiale:
PADRE KOLBE
San Massimiliano M. Kolbe (1894-1941), sacerdote e martire, entrò nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali in Polonia e fondò, ancora giovane studente a Roma, la Milizia dell’Immacolata (1917). Si distinse per l’intenso apostolato esercitato servendosi dei media che nella prima metà del sec. XX erano in espansione (stampa e radio), intuendo profeticamente la loro specifica utilità per l’evangelizzazione. Fondò le Città dell’Immacolata in Polonia (Niepokalanów, non lontano da Varsavia) e a, in Giappone (Mugenzai No Sono, a Nagasaki). Caduto nel mirino della Gestapo, fu incarcerato dapprima a Varsavia e poi deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, dove si offrì di sostituire un condannato, scelto casualmente assieme ad altri nove, come rappresaglia, in seguito alla fuga di un prigioniero dal campo. Una spietata consuetudine prevedeva di condannare alla lenta agonia e alla morte per fame e per sete dieci prigionieri per ciascun fuggitivo. Commosso dal pianto di uno degli infelici predestinati all’orribile morte, Padre Kolbe si offrì di sostituirlo. Accompagnò fino alla fine il gruppo dei condannati, consolando e tenendo accesa in tutti la fiamma della fede. Alla fine, rimasto solo, fu ucciso con una iniezione letale. Era il 14 agosto 1941, vigilia della festa dell’Assunzione di Maria. Padre Massimiliano Kolbe fu beatificato da S. Paolo VI nel 1971 e proclamato santo con il titolo di martire da S. Giovanni Paolo II nel 1982.
Padre Kolbe teneva una cronaca personale della sua esperienza di vita e dei viaggi, particolarmente preziosa per ricostruire con precisione il suo passaggio a Venezia. Siamo nel settembre del 1933 e Padre Massimiliano, accompagnato dal confratello P. Cornelio Czupryk, inizia da Venezia il viaggio di ritorno verso la missione da lui fondata in Giappone, a Nagasaki, imbarcandosi sulla nave “Conte Rosso”. Oltre alle note di cronaca, si conservano due interessanti fotografie del martire di Auschwitz, a documentazione del suo passaggio a Venezia.
Diamo la parola a Padre Kolbe:
PADRE PLACIDO CORTESE
Il nostro Venerabile Padre Placido Cortese fu a Venezia, nel convento dei Frari, solo per poche settimane, tra settembre e ottobre del 1927, in attesa di essere inviato a Roma per compiervi gli studi di teologia. Era allora un giovane ventenne, entusiasta della sua vocazione francescana, come attestano le lettere inviate ai familiari durante gli anni della formazione; un giovane maturo, che sapeva valutare un ambiente tutto particolare come la città di Venezia. Scrivendo a Cherso, dove viveva la sua famiglia di origine, fra Placido così si esprime:
Dalla stessa lettera veniamo a sapere che fra Placido, proprio a Venezia, si sottopose ad una accurata visita oculistica e da quel momento lo si vedrà sempre con i ben noti occhialini rotondi (ripresi anche nel logo del nostro sito internet…), che gli permisero di correggere l’astigmatismo obliquo di cui soffriva.
Con una certa arguzia e con appropriate osservazioni, così racconta:
Nelle settimane di permanenza a Venezia, fra Placido aiutò nella sistemazione dell’archivio parrocchiale. Il 10 ottobre 1927 partì alla volta di Roma, dove dimorò nel Collegio internazionale dell’Ordine, in via S. Teodoro, a ridosso del Palatino, fino al compimento degli studi teologici. Sempre a Roma ricevette l’ordinazione sacerdotale, il 6 luglio 1930.