I Frati del Santo poi attraverso il loro bollettino «Il Messaggero di S. Antonio» si fecero promotori d’un’altra magnifica iniziativa, quella di abbellire la Cappella del Sacramento.
Varie nazioni avevano pensato ad affrescare una loro Cappella; l’Italia doveva anch’essa avere una sua propria Cappella nazionale. La Cappella del SS.mo dovevano abbellirla la generosità e il genio italico. Questa iniziativa doveva inoltre essere voce di richiamo ai popoli all’Eucaristia: Per Antonium ad Jesum e omaggio a Gesù Redentore sul principio del nuovo secolo.
E il futuro Pontefice dell’Eucaristia indirizzava questa lettera:
Venezia, li 22 gennaio 1901
Padre Re v.mo,
Encomiando il magnifico progetto degli scrittori del MESSAGGERO DI S. ANTONIO di restaurare la Cappella del SS. Sacramento nella Basilica Antoniana, quale omaggio a Gesù Cristo Redentore nel nuovo secolo, offro a questo scopo il mio povero obolo, e vivamente raccomando ai miei diletti Veneziani tanto devoti al Taumaturgo di concorrere a quest’opera colle loro offerte, che per intercessione del’ Santo saranno da Dio largamente compensate.
suo obb.mo aff.mo confr.
X Giuseppe Card. Sarto Patr.
Quando i Frati han lanciato l’idea dei nuovi lavori le offerte vennero, ma non furono sufficienti. Essendo la Veneranda Arca impegnata con la decorazione della Basilica, affidata al Casanova, non poteva per allora concorrere, ma aveva stabilito che i lavori avrebbero avuto principio quando la somma sarebbe salita a 50 mila lire. Nel 1908 non era ancora del tutto raccolta. Doveva venire il Centenario Antoniano per vedere i primi lavori e il 27 dicembre 1936 perché fosse aperta, con rito solenne, all’ammirazione dei fedeli. La Cappella è opera di Lodovico Pogliaghi che profuse tutta la sua arte per creare al Re immortale dei secoli, Gesù Eucarestia, una più degna dimora.
Se all’invito di propiziare per il nuovo secolo le grazie del Santo di tutto il mondo, pellegrinando a Padova, risposero Cardinali e. Vescovi con i loro fedeli d’ ogni parte, i Veneti non furono a nessuno secondi.
Il 18 agosto era la data fissata: si potevano lucrare le indulgenze del Santo giubileo assistendo alle funzioni in Basilica e visitando S. Giustina, il Duomo e 1’Arcella.
Essendo indisposto il Vescovo fu invitato il Card. Patriarca che venne la sera del 17, ospite del Convento del Santo. Al mattino del 18 celebrò alle 7.15 la S. Messa all’Arca con l’Assistenza dei Frati Minori Conventuali e parlò brevemente al popolo.
Alle 11.20 intervenne alla S. Messa cantata dal Rettore P. M. Vittore Sottaz. Terminata la S. Messa salì il pulpito e disse uno di quei discorsi che sapeva dire il Card. Sarto.
Fortunatamente ne abbiamo lo schema nel Messaggero di S. Antonio (a. IV. n. 10 p. 220-221). Chi lo raccolse fu il P. Girolamo Granich poi Bibliotecario dell’Antoniana. Nel pomeriggio vi fu la solenne processione intorno alla Basilica, Chiostro del Messaggero e per il Sacrato. Il Patriarca portava la reliquia del Dito di S. Antonio e con esso, al ritorno, benedì la folla.
In quell’occasione il Patriarca pregato dal P. Sottaz, Rettore della Basilica, posò nel Chiostro del Noviziato dei Fratini di S. Antonio davanti alla macchina del fotografo di Padova A. Pospisil, seduto sulla principale delle 13 poltrone dorate.
Il Patriarca ritornò poi di nuovo al Santo – nel giugno del 1902 – a celebrare sulla Tomba benedetta.
Questa credo sia stata la sua ultima visita a S. Antonio.