PERCORSI DI PACE E DI NONVIOLENZA A PADOVA
La testimonianza di Sant’Antonio e del Servo di Dio Placido Cortese

PERCORSI DI PACE E DI NONVIOLENZA A PADOVA
La testimonianza di Sant’Antonio e del Servo di Dio Placido Cortese

PERCORSI DI PACE E DI NONVIOLENZA A PADOVA

Da qualche tempo il visitatore, ma anche il pellegrino o il turista, giungendo a Padova, la città del Santo, può percorrere un itinerario di alto valore sociale ed educativo, accompagnato da una preziosa guida bilingue (italiano e inglese), curata dal MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICONCILIAZIONE – SEDE DI PADOVA, Percorsi di pace e di nonviolenza a Padova – Luoghi, personaggi, eventi, testimonianze (II edizione, 2015).
Le generazioni che si sono succedute dopo l’immane secondo conflitto mondiale hanno conosciuto un lungo periodo di pace, almeno nei nostri territori, fatto straordinario forse mai prima sperimentato. Nello stesso tempo, in diverse aree del pianeta, si sono combattute guerre talvolta sanguinose, anche nel continente europeo, e si sono rinnovati alcuni tragici eventi, come i genocidi o le crudeli repressioni, che si pensavano retaggio doloroso di un passato non proprio remoto. Papa Francesco, alludendo ai conflitti che interessano molti popoli e paesi, ha più volte parlato di “terza guerra mondiale a pezzi”. Per questo l’educazione alla pace e alla nonviolenza resta un’urgenza e anche un imperativo di grande attualità, se si vuole costruire un mondo finalmente libero dalla guerra e da tutte le forme di violenza programmata e attuata dagli stati, dagli eserciti e da altri soggetti pubblici.

PERCORSI DI PACE E DI NONVIOLENZA A PADOVA

La statua della Pace – Padova, Palazzo Moroni, sede del Municipio, ala Moretti-Scarpari

Utilissima, quindi, e molto ben strutturata questa inconsueta guida di Padova, che merita di essere conosciuta e valorizzata. In essa trovano adeguato spazio alcune figure, storie e luoghi strettamente o indirettamente connessi al nostro Servo di Dio Placido Cortese: Sant’Antonio, innanzitutto, difensore degli oppressi e testimone di pace e di riconciliazione; le sorelle Martini; Padre Mariano Girotto; Concetto Marchesi; il Tempio dell’Internato Ignoto e il Museo dell’Internamento; il Giardino dei Giusti del mondo…
Con l’autorizzazione del M.I.R. Sede di Padova, presentiamo alcune pagine della pubblicazione.

I curatori dell’opera scrivono nella presentazione:

Ci piace ricordare come questa guida proponga un modo diverso di conoscere la città, un angolo di visuale inconsueto: quello della cultura della pace e della nonviolenza

Ultimamente è stata prodotta una lodevole “applicazione” da installare nei telefoni cellulari (per il momento disponibile solo per i dispositivi Android), offrendo un utilissimo sussidio per visitare la città di Padova, seguendo l’itinerario proposto dalla guida. L’ApPaceè proposta nel sito internet “Padovanet”, rete civica del Comune di Padova:

Visita

Il logo dell’applicazione riprende il profilo della Basilica del Santo.


“Il buon uso della memoria è quello che serve una giusta causa, non quello che si limita a riprodurre il passato. “

(Tzevetan Todorov, citato nella guida “Percorsi di pace e di nonviolenza a Padova)

La testimonianza di pace di Sant’Antonio riveste, nell’insieme, una propria autorevolezza, essendo Padova la “città del Santo” per antonomasia. È rimasta celebre la sua missione, poche settimane prima della morte, presso Ezzelino III da Romano a Verona, nel maggio 1231, per chiedere la liberazione di alcuni padovani trattenuti in carcere. Il tentativo non andò a buon fine, come ricorda anche la guida, ma rimase il ricordo del coraggio del Santo, armato simbolicamente della sola Parola di Dio, come si può notare nell’affresco di Pietro Annigoni, opera nella quale l’artista ha ben rappresentato le differenti stature, morale e spirituale, dei due personaggi:

Sant’Antonio di fronte a Ezzelino da Romano

Sant’Antonio di fronte a Ezzelino da Romano – Affresco di Pietro Annigoni – Basilica del Santo, 1981

Sant’Antonio, “Pater Paduae”, ispirò nel corso dei secoli altre iniziative di pace e di soccorso nei confronti degli oppressi. Durante la seconda guerra mondiale il Padre Placido Cortese, nel cui cuore intrepido ardeva la stessa fiamma di carità del suo Santo prediletto, si prodigò fino all’estremo per soccorrere quanti pativano una penosa detenzione nei vari campi di internamento creati in Italia, soprattutto in quello di Chiesanuova di Padova e, dopo l’8 settembre 1943, si spese fino al martirio per salvare perseguitati e ricercati dal regime nazifascista.
Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita alla Basilica del Santo il 7 febbraio 2020, è stato donato un significativo dipinto, che ritrae assieme i nostri protagonisti.

Sant’Antonio di Padova - Servo di Dio Placido Cortese

Sant’Antonio di Padova († 1231) – Servo di Dio Placido Cortese († 1944), Difensori degli oppressi – Dipinto di Silvano Vecchiato, 2020

I “luoghi” di Padre Cortese a Padova sono distribuiti tra la Basilica del Santo, l’area adiacente l’ex campo di internamento di Chiesanuova e il Giardino dei Giusti del Mondo. Il visitatore può soffermarsi dinanzi al suo confessionale, ora Memoriale del Servo di Dio, testimone dei segreti contatti che permisero l’attuazione delle molteplici iniziative di salvataggio dei perseguitati o ricercati; seguono il Busto nel chiostro della magnolia, il Cippo ora collocato accanto alla chiesa di Chiesanuova, la Stele e l’Albero che ricordano “P. Placido Cortese e il suo Gruppo” nel Giardino dei Giusti del mondo a Padova-Terranegra, davanti al Tempio dell’Internato Ignoto, con annesso Museo dell’Internamento. Ultima testimonianza visiva, in ordine di tempo, è la Pietra d’inciampo, collocata il 21 gennaio 2021 nel luogo dove Padre Placido venne catturato dalla Gestapo.

Le odierne testimonianze dell’opera di soccorso e di pace di Padre Placido Cortese

Al Giardino dei Giusti del mondo di Padova, inaugurato il 5 ottobre 2008, il Messaggero di Sant’Antonio ha dedicato un approfondito articolo nel numero di gennaio del 2009, con il titolo “Si può sempre dire un sì o un no”, parole di Hannah Arendt riportate a grandi lettere all’ingresso del Giardino.

Inaugurazione Giardino dei Giusti - 2008

Padova-Terranegra, 5 ottobre 2008: da sin. le sorelle Teresa, Liliana e Lidia Martini, Delfina Borgato e l’allora Rettore del Santo Padre Enzo Poiana, accanto alla stele che ricorda “Padre Placido Cortese e il suo gruppo”

Al Tempio nazionale dell’Internato Ignoto riservò una significativa attenzione la prof.ssa Albina Cauvin, torinese, classe 1906, laureata in lettere all’Università di Torino nel 1929. Lo si deduce da una lunga lettera del 26 maggio 1991, inviata, dopo una visita a Padova, all’Arcivescovo di Gorizia, Padre Antonio Vitale Bommarco († 16 luglio 2004), confratello francescano e concittadino di Padre Placido Cortese, essendo nato a Cherso il 21 settembre 1923. La prof.ssa Cauvin è coautrice del volume “Nacht und Nebel” (Notte e Nebbia), Uomini da non dimenticare – 1943-1945”, che ospitò il primo profilo biografico di Padre Placido Cortese, redatto da Padre Tito Magnani.
Da ricordare che nel 1991 non era ancora conosciuta con certezza la sorte di Padre Cortese.
Nella lettera la prof.ssa Cauvin lamentava, già allora, la non conoscenza, soprattutto da parte dei giovani ma non solo, di questo Tempio, unico nel suo genere in Italia, voluto da Mons. Giovanni Fortin che fu prigioniero a Dachau, avendo illustri compagni di prigionia come il Padre Giuseppe Girotti, domenicano, beatificato nel 2014, e il Servo di Dio card. Josef Beran, Arcivescovo di Praga.
Scrive Albina Cauvin:

A Padova, per le mie ricerche avevo avuto l’aiuto del caro Mons. Giovanni Fortin, già compagno a Dachau di Padre Giuseppe Girotti (morto a Dachau il 1° aprile 1945; il suo processo di beatificazione, iniziato a Torino dal card. Ballestrero tre anni fa, procede a gonfie vele…). Fortin, Girotti, Dalmasso, Valota e altri italiani a Dachau, nella famosa baracca 26 “dei preti”, erano col grande Card. Josef Beran, che mi è così caro: dormivano insieme in quattro sullo stesso pagliericcio.
A Terranegra il Card. Beran, Arcivescovo di Praga in esilio a Roma, veniva spesso per aiutare Fortin nell’erigendo Tempio all’Internato Ignoto: “Il cardinale dei lager”.
Da tempo desideravo ritornare a Padova (anche se non avrei più trovato mons. Fortin): in pellegrinaggio alla tomba dell’Internato ignoto, e per aver notizie di Padre Cortese, sempre a me presente nella sua espressiva fotografia.

Nel citato volume “Nacht und Nebel,” a pag. 108, in nota, la prof.ssa Cauvin scrive:

Il Tempio è ben sacro anche a Padre Cortese che a Padova svolse la sua eroica attività.

E concludendo la lettera:

Uomini da non dimenticare, è il titolo del mio libro. A Padova c’è il Tempio dell’Internato ignoto unico in Italia. …
Padova ha un grande Santo: Padre Placido Cortese. Cerchiamo di onorarlo, e con lui tutti i deportati.

Accanto al Tempio si può visitare il Museo dell’Internamento, gestito dall’Associazione Nazionale ex Internati (A.N.E.I.), Federazione di Padova. Inaugurato nel 1955, è dedicato agli Internati Militari Italiani (I.M.I.) deportati nei Campi per prigionieri di guerra nei giorni successivi all’armistizio dell’8 settembre 1943.
Il sito internet del museo offre dettagliate notizie storiche e utili informazioni per visitarlo. La visita a questo museo si raccomanda in particolare alle giovani generazioni, per la doverosa conoscenza di un capitolo doloroso della nostra storia e perché non si smarrisca la memoria di quanti, con il sacrificio della vita, hanno contribuito all’avvento di un futuro di pace e di concordia.

Molto utile a preparare la visita è la video-presentazione del Museo dell’Internamento, recentemente realizzata:

“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.”

(Mt 5,9)