Anche in questa lettera ai familiari, Padre Placido, nel giorno del suo compleanno, mostra il suo consueto buonumore; circostanza quanto mai rimarchevole se si pensa che si era in piena guerra e i disagi certamente non mancavano anche per il Messaggero di Sant’Antonio di cui era direttore.
Padova 07-3-1942
Carissimi,
oggi avrete desiderato essere a Padova come io a Cherso per sentirmi dire: hai 35 anni! Vi ringrazio per gli auguri. Con altri 35 ne avrei 70 e resterebbero ancora non pochi per la defunta nonna ultra centenaria! Grazie del vostro invito e del mio desiderio chersino. Il Provinciale è via e a chi dovrei chiedere. Sarà per un’altra volta. Faranno vescovo qualche altro chersino…
Potrei però venire per l’entrata a Cherso che non è ancora stabilita. Verrà intanto la primavera: ho scritto al Vescovo che mi chiami… Ma se usciva il volume avevo qualche diritto ma senza il numero unico sono a terra.
Per mancanza di energia elettrica sono stato dieci giorni fermo con tutte le macchine e anche ora devo andare avanti a passi di lumaca per non consumare tutta l’energia e non restare indietro con il Messaggero. Ma il volume sarà splendido e forse riceverà più lodi tua madre, dico a te Ninetta, che zia Antonietta… «quel vostro fio ze una canaia…» perché el ga (espressione veneta che sta a significare: “Egli ha”) messo tutti al suo posto gli umili in alto, i superbi in basso!…
Ho voglia di scherzare (buon segno: vuol dire che sono ancora giovane benché i 35 sian suonati… e ben suonati…) perché ho lodato tutti i Chersini e ho presentato Cherso più bella. Ho fatto un po’ da podestà, ho ordinato e tolto dal molo grande quel brutto orinatoio per mandare tutti i chersini come nel bel tempo antico (non per niente ho gli anni e ricordo bene) in peschiera.
Attendete con pazienza e vedrete. Intanto vi saluto, anche Tone mi scrive di salutarvi. Speriamo di trovarci insieme presto tutti. Vi ricordo sempre
Vostro Placido