Nel lungo pellegrinare una città era nel suo cuore: Padova, dove arrivò per predicare la Quaresima nel 1228. La sua sosta fu all’Arcella, uno dei primi conventini dell’Ordine nel Veneto, fondato dallo stesso San Francesco di ritorno dalla Dalmazia. Arcella era fuori le mura di Padova e perciò regnava alto il silenzio intorno alla povera dimora dei Francescani.
Lo stesso S. Francesco aveva qui accolto tra i suoi figli un giovane della nobiltà patavina: Lucas Belludi. L’incontro di Antonio con il Belludi fu l’incontro di due cuori: subito Frate Luca diventerà l’amico e il confidente di Antonio. E sarà merito di Frate Luca se noi oggi abbiamo alcuni ricordi di Antonio, specialmente le sue prediche. È tradizione che questo fratello umile abbia fatto da amanuense per i Sermoni Domenicali.
In questo periodo Antonio conobbe e fu maestro di spirito a una soave fanciulla padovana, Elena degli Enselmini, che, abbandonato il mondo aveva preso il velo di Clarissa nel convento dell’Arcella.
Nel tempo libero dalla predicazione Antonio insegnava ai frati, ascoltava le confessioni dei fedeli e accorreva ove c’era bisogno del suo aiuto e del suo consiglio. Non mancarono i miracoli.
Un lontano parente di frate Luca, Giovanni Belludi, aveva fondato una chiesetta: Santa Maria Mater Domini che il Vescovo Jacopo Corrado restaurò e offrì ai seguaci del Poverello perché fossero più a contatto con il popolo che li amava e perciò maggiori i frutti di santificazione e di bene.
Come Ministro Provinciale Antonio accettò di cuore l’offerta anche perché la chiesetta portava un titolo glorioso, a lui tanto caro. Poi il Signore gli avrà rivelato che ivi avrebbe avuto un sepolcro glorioso e che la sua opera di bene ai poveri e ai tribolati non sarebbe cessata con la sua morte ma si sarebbe perpetuata nei secoli.