Messaggero di S. Antonio, Dicembre 1939
Le pagine dell’Evangelo che narrano la nascita del Redentore sono d’una cristallina semplicità. Ma quanti cuori non hanno esse commosso, quante opere d’arte non hanno esse ispirato!
Il Natale noi lo conosciamo come lo narra l’Evangelista: una povera stalla, un grazioso bambino deposto nella mangiatoia circondato da una giovane madre e da un uomo che è il fortunato custode e depositario dei misteri celesti. La povertà del bambino è mitigata dal fiato caldo del bue e dell’asinello, creature irragionevoli che rendono omaggio al Creatore dell’universo.
Ma nella stessa dura povertà c’è per l’aria un canto di letizia estasiante. Tutto il cielo sì è riversato in terra per adorare il Verbo incarnato e cantare pace agli uomini di buona volontà.
I primi fortunati possessori di questa pace saranno gli umili pastori che udranno nella notte santa i cantici della gioia e del tripudio e vedranno perché semplici e puri la luce del cielo.
Poi verranno da lontano i sapienti che han seguito la stella luminosa apparsa nel buio di tanti errori e di tanta confusione. Anch’essi per trovare la luce hanno lasciato la patria, si sono messi su d’una via d’incertezze. Ma la grazia non li abbandonerà perché hanno creduto: la stella li guiderà sino alla grotta perché il re umile e povero riceva anche gli onori e le ricchezze dei potenti. In essi è raffigurato il ritorno delle genti all’adorazione del Dio che il popolo eletto non volle ricevere e riconoscere.
Questa la scena che il Natale ci mette sotto ai nostri occhi estatici. Così la contemplò S. Francesco d’Assisi che la fece rivivere nella selva di Greccio e che, per tradizione francescana, si rinnova meravigliosamente nelle chiese e nelle case cristiane.
Natale, giorno di letizia e di pace, ritorna ogni anno anche per noi. Il Bambino celeste ci attende alla sua culla pronto a riversare sulle nostre anime, provate dal dolore e in angustia per le necessità della vita, la dolcezza del suo sorriso.
Andiamo come i pastori lieti ed esultanti con la certezza che solo dall’alto ci verrà la pace che attendiamo, la pace che attende il mondo turbato e sconvolto.
O Angeli della gloria ritornate, ritornate a ripeterci il cantico, noi vogliamo essere gli uomini di buona volontà che attendono e cercano la pace: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”.
Padre Placido Cortese