NATALE 2020: Scriviamo a Padre Placido

NATALE 2020: Scriviamo a Padre Placido

BUON NATALE, PADRE PLACIDO!

E SANTE FESTIVITÀ A TUTTI GLI AMICI DI PADRE PLACIDO!

Il nuovo anno 2021, che tutti desideriamo migliore del precedente,
porti serenità e pace nelle nostre case,
e anche buone notizie
per la causa del nostro caro Servo di Dio Placido Cortese!

Cherso, 16 – 12 – 1944

Tanti auguri per le S. Feste con preghiera di scriverci subito. Noi tutti bene. Molti cordiali saluti Mamma e Nina

 


A leggere queste poche righe, vergate in una cartolina natalizia dell’epoca, si è attraversati da un fremito di struggente mestizia: Padre Placido non ha potuto leggere questi auguri che sono nello stesso tempo un appello a “farsi vivo”. Non ha risposto, Padre Placido, perché ormai, da più di un mese, egli aveva attraversato la soglia della morte e il suo “martirio” si era lentamente consumato nella desolazione, in quella sede della Gestapo in piazza Oberdan a Trieste che lo aveva inghiottito dopo il suo rapimento a Padova, l’8 ottobre 1944. A Cherso, in casa Cortese, il silenzio di Padre Placido, che si protraeva da tempo, era avvertito con preoccupazione. Ancora il silenzio, che marca vistosamente l’ultimo tratto di vita del nostro Servo di Dio! È un silenzio che avvolge tutto e tutti, pervasivo, diffuso, con un prezzo altissimo: la vita di Padre Placido, “martire della carità e del silenzio”! A metà dicembre del 1944, nessuno ancora sapeva con certezza che cosa era accaduto a Padre Placido e si sperava che, prima o poi, arrivasse qualche segnale della sua presenza, a Trieste o in qualche altra parte. Era la speranza dei confratelli del convento del Santo. Soltanto verso la fine del mese i familiari apprenderanno che il loro caro era sparito da Padova già da ottobre, ma nessuno poteva immaginare che cosa era accaduto nelle settimane seguenti. Il silenzio era appena iniziato e dovranno passare cinquant’anni prima che si infrangesse.

Padre Placido non era mai mancato all’appuntamento degli auguri di Natale inviati a casa, come testimoniano le lettere spedite a Cherso. Fin dal Natale 1920, un secolo fa, quando il tredicenne Nicolò Cortese, entrato da pochi mesi nel collegio dei Frati Minori Conventuali di Camposampiero, inviava ai genitori la sua “letterina di Natale”:

Carissimi genitori!

Vi mando i miei più sinceri auguri per le feste natalizie e per il Capo d’anno, che il Signore vi benedica e custodisca sani e contenti.

Mi dispiace di non poter passar le s. feste in compagnia con voi; ma credetemi che in questi santi giorni pregherò il Signore per voi.

Ho tardato scrivervi perché aspettavo le feste, per poter far gli auguri a voi, ai fratelli e alla sorella.

Credetemi che sto bene, e sono contento. Dite ad Antonio che mi scriva come sono passate le feste, s’è andato a benedir e case.

Vi abbraccio e vi bacio, il vostro figlio Nicolò

Camposampiero, 22 – XII – 1920

 


 

 

Presepe al Santo -2012

Padova – Basilica del Santo – Il Presepe allestito nel chiostro della Magnolia (edizione 2012). “Il Natale noi lo conosciamo come lo narra l’Evangelista: una povera stalla, un grazioso bambino deposto nella mangiatoia circondato da una giovane madre e da un uomo che è il fortunato custode e depositario dei misteri celesti. La povertà del bambino è mitigata dal fiato caldo del bue e dell’asinello, creature irragionevoli che rendono omaggio al Creatore dell’universo (Padre Placido Cortese, Messaggero di S. Antonio, Dicembre 1939)

Il Natale 2020, mentre l’umanità è alle prese con una pandemia che la mette a dura prova, giunge con il suo messaggio di speranza: una Presenza è in mezzo a noi per rassicurarci che anche l’attuale situazione è presa in carico dal Verbo Incarnato, assieme a tutte le altre ferite che affliggono il nostro mondo. Il Figlio di Dio, fatto Bambino, è la Parola definitiva che regge l’universo. Scriveva Padre Placido nel dicembre 1939:

Natale, giorno di letizia e di pace, ritorna ogni anno anche per noi. Il Bambino celeste ci attende alla sua culla pronto a riversare sulle nostre anime, provate dal dolore e in angustia per le necessità della vita, la dolcezza del suo sorriso

Gli inizi della Redenzione, così umili e fragili, sono stati affidati alla cura premurosa di un uomo “giusto”, come lo definisce il Vangelo: san Giuseppe. Egli è stato il custode e il difensore della Santa Famiglia, anch’essa provata da non poche difficoltà. La stessa immagine riprodotta nella cartolina natalizia spedita da Cherso a Padre Placido, ce lo ricorda: vediamo, infatti, Maria e il piccolo Gesù portati da un asinello, seguiti da Giuseppe; sono in viaggio, costretti a ciò dalle insidie di Erode. Tra le figure, o personaggi, che non possono mancare nei nostri presepi, anche in quelli più modesti, c’è sempre l’umile san Giuseppe. Papa Francesco, nella sua lettera sul significato e il valore del presepe, così commenta questa presenza:

Accanto a Maria, in atteggiamento di proteggere il Bambino e la sua mamma, c’è san Giuseppe. In genere è raffigurato con il bastone in mano, e a volte anche mentre regge una lampada. San Giuseppe svolge un ruolo molto importante nella vita di Gesù e di Maria. Lui è il custode che non si stanca mai di proteggere la sua famiglia. Quando Dio lo avvertirà della minaccia di Erode, non esiterà a mettersi in viaggio ed emigrare in Egitto (cfr. Mt 2,13-15). E una volta passato il pericolo, riporterà la famiglia a Nazareth, dove sarà il primo educatore di Gesù fanciullo e adolescente. Giuseppe portava nel cuore il grande mistero che avvolgeva Gesù e Maria sua sposa, e da uomo giusto si è sempre affidato alla volontà di Dio e l’ha messa in pratica

(Lettera apostolica “Admirabile signum”, 1 dicembre 2019, n. 7)

Scriviamo a Padre Placido!

Non ci mancano i motivi: per supplire ai “mancati auguri” del 1944; per dirgli: grazie! Per sentirci in comunione con lui, che in paradiso festeggia arcanamente tutte le nostre solennità. Per chiedergli di starci vicino, di “accompagnarci” nel viaggio della vita, di custodirci dai pericoli, sull’esempio di san Giuseppe, uomo “giusto” e silenzioso (il Vangelo non riporta di lui alcuna parola). Il silenzio di Padre Placido ci ricorda molto il silenzio di san Giuseppe! I pellegrini e i devoti che transitano davanti al suo Memoriale nella basilica di sant’Antonio a Padova, trovano dei fogli sui quali lasciare un messaggio, una preghiera, una testimonianza:

Anche da queste pagine è possibile inviare a lui i nostri auguri o la nostra preghiera:

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