La testimonianza dell’assassinato
Il Signore aveva fatto conoscere ad Antonio che suo padre era accusato di omicidio e che solo un miracolo poteva liberarlo perché l’uccisore aveva gettato l’assassinato e l’arma nell’orto della casa dei Buglioni. Antonio avvisa il Guardiano che resterà alcuni giorni e si incammina verso Lisbona. Si presenta ai giudici i quali non credono alla sua parola, li invita perciò al sepolcro dell’ucciso il quale dovrà testimoniare la verità e dirà se suo padre è innocente. Vi si portano con curiosità e come egli aveva detto avvenne. L’ucciso, al comando di frate Antonio, s’alza e dice che non era stato Martino dei Buglioni a ucciderlo. Con un altro prodigio Antonio dopo qualche giorno era anche a Padova, contento di aver liberato dalla morte e dal disonore suo padre.
La cronologia della vita del Santo non è ancora del tutto stabilita ma sappiamo che dopo l’inverno del 1227, passato all’Arcella, egli si trova nel marzo del 1228, durante il tempo pasquale, a Roma.
Qui egli ha modo di predicare davanti allo stesso Pontefice Gregorio IX il quale lo saluta «Arca del Testamento»; tanta era la conoscenza di Antonio della Sacra Scrittura. Ma un fatto più strepitoso attirò l’attenzione di tutti verso l’umile frate.
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