Scorrendo i molti scritti di Padre Placido Cortese dedicati al Santo di Padova e alla sua mirabile Basilica, si intuisce fin da subito quanto egli amasse Sant’Antonio chiamato, di volta in volta, Taumaturgo, potente intercessore, Santo benedetto, Lingua benedetta, celestiale figura… Il suo sepolcro è la Tomba del miracolo, del prodigio… Sant’Antonio è senza dubbio il suo Santo prediletto. Ne deriva di conseguenza il grande interesse del Servo di Dio per la Basilica Antoniana, nella quale esercitò con dedizione esemplare il ministero sacerdotale, e dalla quale si irradiò la sua carità. Oggi la Basilica di Sant’Antonio custodisce anche il “Memoriale” di Padre Placido, presso il quale sostano i pellegrini.
Sotto le aeree cupole, accanto al sepolcro veneratissimo del Santo, Padre Placido nutre pensieri e desideri di pace nei giorni drammatici che seguirono all’8 settembre 1943. In questo toccante editoriale, inserito nella pubblicazione-omaggio per gli associati al Messaggero di S. Antonio alla fine del 1943, il Servo di Dio esprime il suo convincimento che, grazie all’intercessione del Santo, il Signore darà la sospirata pace. Come sappiamo, nel medesimo tempo egli si dedica con coraggio e abnegazione alla protezione e al soccorso dei perseguitati (ebrei, civili, militari) dal nazifascismo. Da notare anche qui il presagio del suo sacrificio.
Mentre il mondo è sconvolto da una delle guerre più spaventose e la cessazione non è cosa di oggi ma una realtà che verrà dopo sacrifici di beni e di sangue, è bene già da oggi auspicare e invocare la pace.
In quest’attesa non v’è nulla che fiacchi e indebolisca la virtù della resistenza come vorrebbero i predicatori della guerra perpetua, della guerra fatale. La guerra è un episodio nella vita dei popoli anche se spesso spesso si ripete, non una necessità. Con essa non si rinsaldano i vincoli di fraternità umana che portano all’umanità il giusto equilibrio nella distribuzione della ricchezza. Sempre i popoli l’hanno considerata come un castigo di Dio ch’egli manda a richiamo dell’umanità alla voce della giustizia, a raggiungimento dei suoi fini altissimi che trascendono lo spazio breve anche se di secoli.
La pace, vicina, sicura, compensatrice, affratellatrice è la nostra pace che invochiamo come dono grandissimo di Dio ogni giorno: Da pacem, Domine, diebus nostris.
Ripetuta questa invocazione sulla Tomba del Santo sorpassa i confini della Patria perché S. Antonio è Santo universale e si guarda a Padova da milioni di cuori con ansia e fiducia.
La Basilica – dalle aeree cupole, dalle fantastiche torri – è cittadella dello spirito, per tutti i cuori in tempesta. In essa vi si rifugiano con fiducia di protezione anche i nostri valorosi soldati che hanno coperto la Tomba gloriosa del Santo di fotografie, tributo di amore, segno di assistenza, invocazione di fede.
La mano benefica e generosa del Santo – che noi vediamo con il tozzo di pane per il poverello – stringe i ramoscelli d’olivo e di alloro in auspicio della pace vittoriosa che Iddio benedetto per l’intercessione del Santo darà all’Italia.
frate Placido