– È morto il Santo! È morto il Santo – con questo grido i fanciulli a bande percorrono la città destando in ogni cuore angoscia e strazio. Il popolo si muove verso l’Arcella per vedere ancora una volta il suo Santo.
Dopo il primo dolore si pensa alla sua tomba. I frati che conoscevano il desiderio del Santo lo volevano sepolto in città nella Chiesetta di Santa Maria e questo desiderio era condiviso dai cittadini tutti, mentre quelli del sobborgo di Capo di Ponte ove era l’Arcella lo volevano lì. Ma il contrasto cessò quando venne la decisione del Ministro Provinciale. Il Santo doveva entrare in città ed esserne il più splendido ornamento.
Nella pace ritornata come per incanto – un altro miracolo – i funerali riuscirono una apoteosi. Era di martedì 17 giugno. Fiorirono in quel giorno i miracoli sulla tomba che divenne altare: i ciechi ritrovarono la vista, gli infermi la salute, i muti la favella, i sordi l’udito, gli increduli la fede. Era un continuo passare di infelici davanti a una fonte perenne di grazie.
Una legazione portò a Roma il voto della canonizzazione e non era ancora passato un anno del suo glorioso transito che il Pontefice che lo aveva salutato «Arca del Testamento», «Martello degli eretici», il 30 maggio 1232, giorno della Pentecoste, nella cattedrale di Spoleto, lo proclamava Santo. Non c’era nessun dubbio della sua santità: mai s’eran visti tanti prodigi sul sepolcro dei Santi. Il vecchio Pontefice, Gregorio IX, in quella occasione volle anche onorare la sua dottrina perché fu celebrata la Messa per i Dottori.
A Lisbona le campane della città da sole si mossero in un tripudio di armonie tra lo stupore di tutti che sentivano nell’intimo una profonda e celestiale letizia.
La prima festa del Santo fu celebrata il 13 giugno 1232 anniversario del suo transito di gloria, con propositi arditi. Un grande e splendido tempio sarà testimonianza perenne d’amore e di fede dei frati e dei padovani per il celeste Protettore. Frate Luca Belludi, il compagno e amico fedele, promuoverà la costruzione e ne dirigerà i lavori. Vi fu una sosta nei lavori per le lotte che ripresero e continuarono per anni. Davanti alla Tomba del Santo, la notte del 13 giugno 1256, frate Luca Belludi pregava il Maestro per la pace della città. In una visione il Santo lo assicurò che le armi crociate sarebbero entrate in Padova nell’ottava della sua festa. Così fu e si resero grazie al Protettore e si diede mano alla Chiesa. Finita la crociera fu fatta la prima traslazione alla presenza di S. Bonaventura. Una seconda si fece nel giugno del 1310 durante un Capitolo Generale e l’ultima il 15 febbraio 1350 dal Card. Guido di Boulogne-sur-mer, arcivescovo di Lione, che era stato graziato dal Santo.