Il dado era tratto. Egli ora aveva devoti ascoltatori che lo seguivano ovunque desiderosi di conoscere la via della salvezza; ma c’era ancora molto cammino da percorrere.
Uno dei dogmi più assaliti dall’eresia era quello dell’Eucaristia: non si voleva prestare fede alla presenza reale di Gesù sotto le specie del pane e del vino. Uno degli eresiarchi più fanatici, un tal Bonvillo, aveva persino lanciata una sfida blasfema: « Se la mia mula, da più giorni affamata, piuttosto che mangiare il fieno piegherà in ginocchio davanti a quel pane, che voi dite essere il Cristo, cui tutti devono adorazione, crederò io pure». Il predicatore ardente accolse la sfida e per tre giorni con l’orazione e la penitenza invocò l’aiuto del cielo: anche la mula fu tenuta per tre dì digiuna. Quando si presentò Antonio con l’Ostia consacrata nella piazza invano si mise sotto il muso della bestia affamata l’avena perché questa piega le ginocchia in adorazione e confonde con prodigio stupendo l’eretico. Anch’egli piega la fronte e adora mentre la folla stupita grida al miracolo.
Ancor’oggi sul luogo ove avvenne il miracolo sorge una Cappella in onore del Santo, come alle rive del Marecchia sorge una chiesetta che ricorda il prodigio della predica ai pesci.