È uno degli ultimi articoli di Padre Placido Cortese, scritto e pubblicato nel «Messaggero» quando gran parte dell’Italia soffriva i giorni più tragici della seconda guerra mondiale, pochi mesi prima del drammatico 8 ottobre 1944, il giorno in cui Padre Placido iniziò la sua «passione». Si coglie il rammarico del nostro Servo di Dio per le divisioni che affliggevano l’Italia in quei dolorosi frangenti, come già ai tempi di San Bernardino da Siena, figura tra le più significative del Francescanesimo, che Padre Placido invoca affinché l’Italia ritrovi il cammino che il grande predicatore le aveva additato. La liturgia fa memoria di S. Bernardino da Siena il 20 maggio.
L’Italia tutta, benché divisa e straziata da lotte, si raccoglie in questi giorni ai piedi di S. Bernardino da Siena. Sono passati cinque secoli ma la sua figura ci viene incontro dalle belle piazze della patria ove Egli alzò la voce, da tutte le città d’Italia ove passò operando miracoli, predicando la pace. Ovunque l’arte, nel sasso e nella tela, ha fissato il volto dolce e simpatico del «bel vecchietto». In quell’età di rinnovamento gli artisti hanno raccolto i ricordi – i più veri e i più cari – perché noi non dimenticassimo il frate cittadino che aveva consolato – dirà il Tommaseo – «di nobili esempi la patria e la posterità di quelle memorie che sono speranza». Anche la sua viva voce non si disperse al vento perché il cimatore di Siena si improvvisò stenografo, perché il padovano Daniele da Porciglia si preoccupò di raccoglierne gli ammonimenti.
San Bernardino nacque in Massa Marittima, da padre senese, l’8 settembre 1380. La Vergine ch’Egli amò tanto veglierà con materna cura su questo suo figliuolo che, dopo 22 anni nello stesso giorno della sua nascita, vestirà l’abito di S. Francesco nel nostro convento di Siena e dopo l’anno di prova, ancora l’8 settembre, emetterà la professione religiosa.
Questa non fortuita coincidenza di date egli stesso si compiacque di rilevare predicando nel 1427 nella Piazza del Campo in Siena. Così pure l’8 settembre del 1404 celebrerà la sua prima Messa.
San Bernardino da questa data viene posto da Dio sul candelabro. Egli ricevette la missione di evangelizzare l’Italia e vi si dedicò con amore grande peregrinandola tutta, rinunziando ad ogni altro onore, per tre volte al vescovado: a quello di Siena, di Ferrara e di Urbino. Dirà ai Senesi: «Se io ci fussi venuto come voi volevate che io ci venisse, cioè per vostro vescovo, elli mi sarebbe serrata la metà della bocca».
Nel congedarsi dai Senesi nel 1427 li prega a ricordarlo a Dio. «E che mi dia grazia ch’io facci la volontà sua, e che in quest’arte possa perseverare acciò che a gloria di Dio io possa ammaestrare i popoli e dirizzarli nella via de’ comandamenti di Dio».
Il Santo spinto da un purissimo amore di patria insorge e grida pace e richiama tutti alla sequela delle virtù evangeliche e minaccia ai cattivi il castigo, la “casa del diavolo”, la “casa calda”.
Egli senese estendeva quest’amore a tutta la penisola – e tutta ve la percorse e benedisse con il sole splendente del Nome di Gesù. Le città non si dovevano straziare fra loro: «che si distruggono le città per le maledette divisioni».
«Io sono andato con la mia bilancia bilanciando l’Italia» e temeva che i castighi di Dio stessero per colpire tutte le belle città ch’Egli in altra predica – ricordando il porto di Venezia – paragona alle navi o galee la cui unione le avrebbe rese invincibili e le divisioni impotenti. «Ma se avranno divisione fra loro non è niuna si grande, che non possa essere vinta, e così perirà in mare».
Dopo quasi 42 anni di vita religiosa e di peregrinazioni si spegnerà nel nostro convento di S. Francesco all’Aquila.
Questo mirabile frate al quale i Papi e i nostri Generali avevano dato l’incarico di promuovere l’Osservanza, chiuderà gli occhi in un convento dei Conventuali presso i quali in Siena aveva, con tante speranze di santità, vestito l’abito di S. Francesco.
Sono passati cinque secoli e la voce di San Bernardino non ha perduto la sua forza: è necessario risuoni ancora incitatrice al bene come allora.
«…I popoli che so’ vestiti di rosso, cioè di sangue, so’ vestiti della insegna del loro maggiore, cioè dello sterminatore: come fa lui, così tutti quelli che tengono con lui; egli è vestito di rosso, così è il cavallo tutto pieno di sangue.
O Italia, come ti pare stare? Male, credo. Quanti cavalli avete voi in questa vostra Italia! Eh, più che non furono mai tanti italiani a cavallo, quanti voi ce ne vedete oggi! La proprietà che hanno in loro quale è? Va’, che se ci capita uno francioso o d’un’altra parte, sempre hanno temenzia d’uno italiano che non’l tradisca. Ode bel nome che ellino portano attorno!».
Ma in altra predica aveva detto: «Ma dimmi in qual parte saprestimi tu dire, dove sia più dilettevole abitare che in Italia? La quale, dico, se non avesse questo vizio delle divisioni, non credo che si potesse pareggiare in niuna parte: ché Italia è troppo piacevole parte per le delicatezze che ci si usa».
Non è vero, o Italia, che pure oggi stai male, mentre sei la nazione più benedetta da Dio!
O San Bernardino da Siena intercedi presso Iddio benedetto con S. Francesco tuo padre, con S. Caterina tua concittadina, che la tua Italia ritrovi il cammino che tu le additasti, glorioso!
P. Placido Cortese