In tempo di guerra, il «Mese di Maggio», tradizionalmente dedicato alla Madonna, offre a Padre Placido l’occasione per ricordare il mistero dell’Incarnazione, reso possibile dal «fiat» di Maria, e per invitare tutti alla preghiera per la pace.
Sono passati sulla terra i secoli e ancora risuona alta e potente la voce che s’udì sulle montagne di Ebron: «Tutte le genti mi chiameran beata». Tu sola o Maria potevi, nella tua grande umiltà, riconoscere le meraviglie che Dio con infinito amore operava agli uomini per mezzo tuo. La redenzione che gli uomini attendevano non si poteva compire senza il tuo consenso. L’Arcangelo Gabriele doveva portare in cielo il tuo «fiat» perché il Figlio di Dio, generato dal Padre sin dall’eterno, prendesse spoglie umane nel tuo seno. Da quel giorno beato cieli nuovi e terra nuova si aprirono ai figli di Eva. Non più la maledizione e l’onta ma le benedizioni e le compiacenze del cielo.
In questo mese che fiorisce per te, o Maria, noi ci stringiamo intorno al tuo altare umili e confusi per le nostre colpe, per chiedere da te le luci della gioia vera e della pace duratura per tutte le genti in travaglio e in dolore. L’umanità sofferente guarda a te con tanta fiducia, prega te con tanto amore, certa
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua desianza vuol volar sanz’ali.
A te Madre buona la Patria affida i soldati di tante vittorie e di continui trionfi perché incolumi possano ritornare alle loro case e ai loro affetti.
Segni questo maggio luminoso un fedele e sincero ritorno a Dio, per mezzo tuo, o Maria, di tutta l’umanità. Ritrovino gli uomini nella carità che dimentica e edifica le vie della pace, le vie del bene, le vie che ci portano alla città eterna. «Tutti siamo esuli e raminghi quaggiù; la nostra cittadinanza è in cielo, di là dal tempo, nell’eternità in Dio». Sono parole con commozione udite dalle labbra del Vicario di Cristo [Pio XII] nel gaudio della Pasqua di quest’anno, con l’accorata esortazione paterna: «Non venite meno nella preghiera ma ravvivatela e raddoppiatela».