Il confessionale di padre Placido Cortese è collocato nella basilica del Santo di fronte all’entrata della cappella delle reliquie.
Da alcuni anni è un CONFESSIONALE/MEMORIALE per ricordare il luogo centrale della sua azione di confessore e di coraggioso organizzatore di salvataggi di vite umane.
In questo confessionale padre Placido concede il perdono ai penitenti e, nello stesso tempo, raccoglie gli appelli dei suoi collaboratori che gli segnalano i nomi di donne e di uomini che devono essere messi al riparo da morte certa negli anni del secondo conflitto mondiale.
Salvare vite umane è l’imperativo di padre Placido che utilizza frasi in codice proprio attraverso le grate del suo confessionale. Da lì inizia un lavoro segreto che coinvolge un gruppo di giovani universitari che insieme a lui mette in gioco la propria incolumità.
Una volta arrestato, padre Placido, anche sotto tortura, non rivelerà mai i nomi di questi giovani che s’inginocchiavano al suo confessionale per una direzione spirituale ma anche per una missione rischiosa di carità.
Il 15 novembre 2014 il confessionale è diventato memoriale per ricordare a tutti i pellegrini che vi si avvicinano la storia di un uomo che ha avuto il coraggio di vivere la sua missione di carità fino alle estreme conseguenze, donando la propria vita e cadendo vittima della violenza nazifascista.
Due pannelli affissi all’interno del confessionale rivelano in sintesi questa memoria da trasmettere come esempio di Vangelo vissuto e tradotto nelle azioni quotidiane.
Il pannello di sinistra ricorda:
Servo di Dio Padre Placido Cortese OFM Conv. (Cherso, Istria 1907 – Trieste 1944) Direttore del Messaggero di Sant’Antonio, ministro della Riconciliazione in questo confessionale, negli anni tragici della seconda guerra mondiale si prodigò per soccorrere gli internati nei campi di concentramento e per salvare civili, militari ed appartenenti al popolo ebraico. Rapito dai nazisti l’8 ottobre 1944, morì dopo atroci torture nel bunker della Gestapo di piazza Oberdan a Trieste, “martire della carità e del silenzio”. Basilica del Santo, 15 novembre 2014 – 70° della morte del Servo di Dio
Sul pannello di destra, invece, c’è scritto:
“Ho conosciuto il Servo di Dio alla fine di novembre 1943. Fu intrapresa una rete di salvataggio per accompagnare al confine svizzero gruppi di prigionieri ed ebrei segnalati dal padre Cortese. Il contatto avveniva non in convento, ma nel suo confessionale. Essendo i tempi difficili e avendo paura di essere spiati, avevamo coniato un gergo per farci capire (ad esempio: 10 scope, per indicare il numero dei prigionieri da instradare). Allora il Servo di Dio provvedeva per il denaro, necessario a procurare vestiario e documenti falsi. Per questi lui prendeva le foto degli ex voto presso l’Arca del Santo al fine di completare la falsa documentazione necessaria per l’espatrio. Tutto questo egli faceva per carità cristiana e solidarietà umana, silenziosamente, con tanta umiltà e serenità”. (Testimonianza raccolta nell’inchiesta diocesana per il processo di beatificazione, Trieste 2002-2003)
Al centro dei due pannelli campeggia la foto di padre Placido.
I pellegrini hanno a disposizione un registro per scrivere un saluto, una richiesta d’intercessione, di preghiera o una testimonianza.