Ultimo, tra i frati, qualificato testimone ancora vivente di Padre Placido Cortese, l’11 agosto 2020 ha raggiunto il traguardo dei 100 anni il Padre Giordano Tollardo, in condizioni di salute soddisfacenti, nonostante la grave sordità che lo affligge.
Nato a Lamon (Belluno), Padre Giordano vive nella residenza per i religiosi anziani di Pedavena e fino a quando la salute glielo ha permesso, ha continuato ad occuparsi con solerzia e competenza di alcune attività a lui congeniali, collaborando con le edizioni Messaggero di Padova alla pubblicazione di testi e sussidi per la preghiera ispirati a sant’Antonio. Sua pregevole e apprezzata fatica è stata la traduzione in italiano dei Sermones del Santo, pubblicati in più edizioni.
Padre Giordano ha costantemente mantenuto il suo sguardo disincantato e schietto, che a volte sembrava poco benevolo, nel descrivere realtà e fatti. Padre Placido lo aveva coinvolto in alcune sue “scorribande” (così le definisce Padre Tollardo). Una sera, al rientro a tarda ora, venne redarguito dal guardiano della comunità del Santo e gli fu intimato di non andare più con Padre Cortese “perché si metteva in pericolo con certe attività e iniziative che gli erano state ripetutamente proibite”.
Nell’inchiesta diocesana di Trieste offrì la sua testimonianza, sincera come sempre. Gliene siamo grati. Anche nell’intervista-video a suo tempo registrata, Padre Giordano ha conservato la sua personale schiettezza. Come anche nella lunga lettera scritta 1° dicembre 1999 a Mons. Antonio Vitale Bommarco, Arcivescovo emerito di Gorizia, che stava raccogliendo testimonianze:
Per riordinare le mie idee, ho aspettato qualche giorno prima di rispondere alla sua richiesta di notizie e di ricordi sul caro Padre Placido Cortese, che nella sua vita ha fatto onore al suo nome e al suo cognome… L’impressione più forte era la grande opposizione che trovava nei superiori e nella comunità per la sua attività, considerata pericolosa per lui e compromettente per tutti. Certamente Padre Cortese era spinto dalla carità e dal suo amore verso i suoi conterranei istriani, chersini e profughi vari. E la dolorosa sorte che ha subito ha riscattato oltre ogni misura qualche imprudenza, o qualche compromesso al quale ha dovuto ricorrere per evadere le raccomandazioni e anche gli ordini dei superiori. Dio solo, per nostra fortuna, è l’ultimo giudice, imparziale, perfetto, definitivo.