RIFLETTORI SEMPRE ACCESI
Il mese di gennaio si apre con la Giornata della pace, fissata al primo giorno dell’anno, occasione per riflettere su un bene sempre in pericolo e quindi da custodire e da promuovere costantemente. Verso la fine del primo mese dell’anno, al giorno 27 (anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz), si celebra la Giornata della memoria, voluta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 1° novembre 2005, istituita in Italia già nel 2000 con apposita legge, “al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” (legge 20 luglio 2000 n. 211).
Il dibattito che da allora si è acceso continua fino ai nostri giorni. Al di là dei diversi orientamenti, s’impone un fatto: in presenza di continui e inaccettabili rigurgiti di una ideologia che oscurò drammaticamente l’Europa nel corso della seconda guerra mondiale, è sempre necessario e urgente tenere accesi i riflettori sulla tragedia dell’olocausto, per respingere, in ogni parte del mondo, i lugubri riferimenti al nazismo e alle sue varie propaggini. Episodi di cronaca, anche molto recenti, in Italia e non solo, come anche i ripetuti oltraggi a siti e persone, costituiscono un segnale d’allarme preoccupante.
Durante il mese di gennaio sono molteplici le iniziative per le Giornata della memoria. Venezia, città unica per la singolare configurazione, ingloba nel tuo intreccio di isole, sestieri e canali, il più antico Ghetto nel continente europeo, istituzione sorta nel 1516 sull’isola del “geto” per ospitare le centinaia di famiglie ebree originarie da tutta l’Europa e giunte a Venezia nel corso dei secoli. Da allora sorsero le sinagoghe o “scole” edificate tra il ’500 e il ’600 che con i loro nomi rimandano alla provenienza variegata degli ebrei giunti nella città lagunare. In breve il Ghetto veneziano fiorì nella cultura cosmopolita e trasversale, grazie a varie istituzioni di prestigio.
La Comunità ebraica di Venezia, che conta attualmente circa 500 persone, ha ospitato il 10 gennaio 2022 la commemorazione di Adele Zara (1882-1969), una donna coraggiosa di Oriago, frazione di Mira, nell’entroterra veneziano, che salvò una famiglia ebrea fuggita da Trieste (Carlo ed Elisa Levi con la figlia Fulvia, allora tredicenne, che scrisse un interessante Diario), ospitata clandestinamente nella sua casa dal 1943 al 1945. Una storia analoga ad altre, per restare nell’ambito veneto, che meritò ad Adele Zara nel 1996 il riconoscimento alla memoria di “Giusta tra le Nazioni” dall’apposita commissione dello Yad Vashem di Gerusalemme.
In occasione della consegna della medaglia e del diploma d’onore ai familiari di Adele Zara, il 15 dicembre 1996 a Trieste, il presidente della Comunità ebraica della città giuliana, Nathan Wiesenfeld, così si espresse: “Il precetto della Torah «Zachor, al tishkach», «Ricorda e non dimenticare», ci esorta a non dimenticare il male subito per mano dei nostri persecutori, ma ci invita altresì ad applicarlo con maggiore intensità nei confronti dei nostri benefattori.
Citerò un episodio da una delle storie più note del popolo ebraico, la storia della regina Esther. Il dignitario della corte del re Assuero, di nome Harbonah, rammentò al proprio sovrano l’opera svolta da Mardocheo, lo zio della regina Esther, il quale aveva sventato un complotto ordito dai suoi nemici, con lo scopo di attentare alla sua vita. Mardocheo era allora già stato condannato all’impiccagione dal primo ministro persecutore degli ebrei, Haman, per essersi rifiutato di inginocchiarsi al suo passaggio. Harbonah salvando in tal modo la vita di Mardocheo, è stato premiato e innalzato al rango di alto dignitario della corte e, come ci insegnano i nostri maestri, «Chi salva una sola vita umana è come se avesse salvato un mondo intero» (è il motto dello Yad Vashem, ndr). Tutti conoscono il seguito della storia di Esther. Grazie all’intervento della regina, il decreto emanato dal primo ministro Haman, che condannava allo sterminio tutti gli ebrei del regno, è stato annullato. Il popolo fu libero di osservare e praticare i propri usi e costumi, di dedicarsi alla sua cultura e conservare così la propria identità. La giustizia e la verità, basi di ogni società civile, trionfarono”.
Da parte sua, il Rabbino capo di Trieste, Rav Umberto Piperno, aggiunse: “L’uomo completo, che assomiglia all’immagine di Dio e che quindi assume la sua grandezza e il suo eroismo nel momento in cui riesce ad andare controcorrente, riesce a superare il conformismo, riesce a porre in pericolo la propria vita e quella dei propri familiari per i valori supremi della giustizia e della verità su cui si basa il mondo. «Tzadiq yesod olam», è scritto nei Salmi, «Il giusto è la base del mondo». È grazie all’opera dei giusti che questi valori universali di giustizia e di verità rimangono intatti. È grazie all’opera dei giusti che è possibile salvare vite umane. Nel momento in cui il Signore creò il mondo, creò la luce nel primo giorno e, secondo la tradizione rabbinica, pensò già i giusti, creò la luce e vide che era una cosa buona. Questo è riferito alla presenza dei giusti in ogni generazione. Ma dal momento che vide che i giusti erano pochi, decise di non concentrarli in un’unica generazione, bensì di metterne uno in ogni generazione, fare in modo che vi sia quell’albero, quell’elemento, che difende l’intera generazione dalla perversione morale e dalla distruzione. Questo è avvenuto, grazie appunto, alla famiglia Zara”.
Noi potremo aggiungere: “Questo è avvenuto in varie parti del Veneto e dell’Italia, questo è avvenuto nella città del Santo, grazie all’opera di Padre Placido Cortese, oggi Venerabile”. A Padre Placido, definito dal Rabbino capo di Padova, Rav Adolfo Aharon Locci: “un giusto, che nel momento giusto, si è comportato da giusto”, la rivista “San Francesco Patrono d’Italia”, ora diretta da padre Riccardo Giacon, in occasione della Giornata della memoria 2022, ha dedicato l’articolo che riportiamo:
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RAI1 Guarda il video andato in onda il 22 gennaio 2022 nella rubrica “Tg1 Dialogo” dedicato al Giorno della memoria, in cui viene ricordato anche padre Placido Cortese
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Guarda l’intervista andata in onda il 24 gennaio 2022 su Telepace Verona, nella rubrica “Tempo presente”