Si tratta di un religioso fratello francescano conventuale che, attraverso la sua testimonianza, ci ha lasciato un ritratto edificante di Padre Placido Cortese: la sua ‘fotografia’ fatta da un umile frate. Fra Bruno (1914-2009) mette in evidenza la ‘devozione’ di Padre Placido per l’abito di S. Francesco, che il Servo di Dio ha sempre portato, anche nel famigerato bunker della S. S. di Trieste. Chi l’ha visto in quel tristissimo luogo, lo ricorda rivestito del suo saio, che portava anch’esso, con il sangue, i segni evidenti delle torture.
Camposampiero, 4.3.1996
Volentieri dirò qualche cosa del R. P. Cortese. Ho potuto conoscerlo per 6 anni, dal 1938 al 1944.
Prima di tutto la devozione dell’abito di S. Francesco: lo portava con grandissimo rispetto, la sua grande chierica bionda. A vederlo era meraviglioso.
A quel tempo, come Direttore del «Messaggero», era facile aver bisogno di qualche cosa. La sua risposta era sempre un sì gentile, il no per lui non esisteva.
A refettorio mi sono accorto che i confratelli vicini lo tempestavano di domande. Finito il pranzo o la cena si accorgeva di aver preso pochissimo.
Il 22 agosto 1938, dovendo lui viaggiare per Milano, il Padre Provinciale lo incaricò di portarmi a Brescia per il probandato, che fu appena di 2 mesi circa, perché fra Serafino [Berton] aveva bisogno di un fratello [così viene chiamato un religioso non sacerdote] per la Basilica. Andando a Brescia mi è stato di una graziosa compagnia, parlandomi continuamente di S. Francesco, S. Antonio e del nostro Ordine Francescano.
Il 5 o 6 [recte: 8] ottobre 1944 lo chiamarono per mezzo di qualche confratello in piazza del Santo e con qualche scusa lo portarono via.
Mai l’ho dimenticato, e ancora oggi è sempre presente nelle mie preghiere.
Fra Bruno Zamarioi