Il 6 luglio 1930 Padre Placido, a 23 anni, venne ordinato sacerdote nella chiesa del Pontificio Seminario Romano, per l’imposizione delle mani del Cardinale Basilio Pompili, Vicario Generale di Sua Santità Pio XI per la Diocesi di Roma. Sono trascorsi novant’anni dal giorno in cui lo Spirito Santo, invocato su di lui, lo configurò a Cristo Sacerdote che offre la sua vita per la salvezza del mondo. Tra i vari “segni” che accompagnano il rito di ordinazione sacerdotale, molto espressivo è quello dell’unzione delle mani con il sacro Crisma. Fino all’ultima riforma liturgica, il gesto dell’unzione delle mani era seguito dalla fasciatura delle stesse con un fazzoletto allo scopo preparato, che ogni sacerdote conservava poi come ricordo suggestivo del giorno della sua ordinazione.
Anche Padre Placido pensò di far preparare un apposito fazzoletto, incaricando a ciò la sorella Giovanna Antonia. Così scriveva da Roma all’amatissima “Nina” il 4 maggio 1930:
Ecco quello che io desidererei: che questo fazzoletto mi fosse mandato da te, fosse lavorato da te. Un calice, o un’Ostia, o una spiga e un grappolo d’uva, o una Croce, qualche altro simbolo, ti sarà facile farlo, almeno credo. Vi potrai in un angolo mettere: Roma – 6 luglio 1930.
Questo ricordo del 90° di ordinazione di Padre Placido non può non fissarsi sulle sue mani consacrate e strette in un fazzoletto carico di simboli tanto evocativi. Queste stesse mani, già profumate del Crisma, un giorno saranno orribilmente straziate dalle torture, senza che gli spietati aguzzini si rendessero conto (non ne erano in grado…) di quale oltraggio si rendevano responsabili! Le mani oltraggiate di Padre Placido, come le mani innocenti di Gesù trafitte dai chiodi, ci parlano del dono di sé fino all’estremo. Sant’Antonio, commentando da par suo la dolorosa passione di Cristo, ad un certo punto esclama:
Quelle mani, al cui tocco scomparve la lebbra, fu restituita la vista perduta, fuggì il demonio, si moltiplicò il pane, quelle mani, ahimè, sono bagnate di sangue!
(Sermoni, III, 8)
Le mani che hanno operato il bene, che sono state strumento di infiniti gesti di amore, sono alla fine spezzate e rese inservibili dall’iniquità dell’uomo.
Dopo la sacra ordinazione e la prima Messa celebrata il giorno dopo, 7 luglio, nella basilica di S. Maria Maggiore in Roma, Padre Placido ebbe la gioia di celebrare la Messa solenne nella sua Cherso, la domenica 13 luglio 1930. Commuove leggere il ricordo stampato per l’occasione e ancora una volta profetiche sono le parole dell’apostolo Paolo rivolte al discepolo Timoteo, che il nostro Servo di Dio volle mettere sull’immagine distribuita in quella circostanza: “Labora sicut bonus miles Christi Iesu”! (2Tm 2, 3). “Come un buon soldato di Gesù Cristo, soffri insieme con me” (così l’attuale tradizione del testo neotestamentario). E come il Buon Pastore di cui ha voluto riprodurre l’immagine, Padre Placido ha speso la sua vita sacerdotale, caricandosi dei pesi e delle sofferenze dei fratelli.
La memoria dell’ordinazione sacerdotale di Padre Placido, riletta nello svolgersi del suo ministero e del suo epilogo, diventa così la chiave di interpretazione della sua vita, configurata a quella di Cristo paziente, fino al sacrificio supremo. “Il buon pastore dà la propria vita per le sue pecore” (Gv 10, 11).
Riprendiamo la cronaca, tutta da gustare, della Prima Messa Solenne, riportata dal Corriere Istriano del 20 luglio 1930:
Cherso – Messa novella. Arrivato già sabato sera e accolto dal suono festoso delle campane e dalla corona dei confratelli e dei parenti, domenica 13 corr. m. il carissimo nostro fra Placido Cortese dei frati Minori Conventuali celebrava fra noi il suo primo solenne Sacrificio. La lieta solenne cerimonia si svolse nella modesta, ma per tanti ricordi cara ai buoni chersini, chiesa di S. Francesco, dove il neo sacerdote aveva sentito nascere i primi germi dell’alta vocazione che lo doveva portare ai fastigi del sacerdozio.
Alle 9 il novello Sacerdote accompagnato dai sacri ministri, accolto al canto del «Tu es sacerdos» a 2 v. p. di L. Perosi, fece l’ingresso solenne in chiesa. Dopo il canto del «Veni Creator» ebbe inizio il Santo Sacrificio, durante il quale la Schola Cantorum del Convento eseguì magistralmente la grandiosa «Missa Pontificalis Prima» di L. Perosi, sedendo all’organo il valente prof. P. Bernardino Rizzi. All’Offertorio il canto del «Salve Sancte Pater» a 2 v. p. di O. Ravanello.
La chiesa era gremitissima. Da notarsi fra gli astanti la mamma del neo sacerdote, il fratello, la buona sorella e vari parenti. Il discorso d’occasione fu tenuto dal R. P. Raffele Radossi, il quale con la sua consueta sintetica efficace chiarezza lumeggiò ai presenti la divina sublimità del sacerdozio cattolico e la sua importante efficacia per l’individuo, per la famiglia, per la società.
Alla Comunione il carissimo P. Placido distribuì il Pane eucaristico alla mamma, al fratello, alla sorella e a numerosi parenti. Finita la S. Messa, fu commovente il bacio della mano e la dispensa delle immagini ricordo. Tutti vennero a prendersi il ricordino. È stato così bello questo spettacolo di fede!
Durante il pranzo disse belle parole di augurio il R. P. Vigilio Fedrizzi, guardiano del Convento, che col P. Radossi poteva vantare di aver assistito il neo sacerdote nei vari anni della sua formazione intellettuale e religiosa.
Nel pomeriggio: recita del S. Rosario, canto delle Litanie a 3 voci di L. Perosi, «Tantum ergo» a 2 v. dello stesso, e benedizione eucaristica impartita dal neo sacerdote.
La festa riuscì in modo veramente magnifico. Il merito va allo zelante P. Fedrizzi che si prodigò in ogni maniera, al P. Rizzi che portò tutto lo slancio e la maestria della sua indisputata valentia musicale, ai parenti del Padre Cortese e a tutti i buoni chersini che accorsero numerosissimi a festeggiare il novello levita. Sono manifestazioni di fede che fanno tanto bene all’anima! Al neo sacerdote gli auguri più fervidi e più cordiali di prospero e lungo apostolato nella vigna del Signore.
Ad multos annos!
(Corriere Istriano, 20 luglio 1930)
Padre Bernardino Rizzi (1891-1968), nativo di Cherso, entrò tra i Frati Minori Conventuali nel 1903 e venne ordinato sacerdote nel 1914. Conseguì il magistero in composizione al Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova. Per il suo talento musicale va annoverato tra le gloriose tradizioni dell’Ordine. Compose numerose opere.
Padre Raffaele Radossi (1887-1972), anch’egli chersino, entrò nell’Ordine nel 1898 e fu ordinato sacerdote nel 1909. Fu tra le figure più significative della Provincia religiosa di S. Antonio, stimato insegnante, educatore e formatore (anche del Padre Placido Cortese), superiore discreto e prudente. Nel 1941 venne nominato vescovo di Parenzo e Pola, e consacrato nella basilica dei Frari a Venezia dal cardinale patriarca Adeodato Giovanni Piazza. Dopo le dolorose vicende dell’esodo degli Istriani, fu promosso Arcivescovo di Spoleto. Nutrì grande amore per i poveri e i sofferenti.
Padre Vigilio Fedrizzi (1888-1968), nacque a Sfruz, in Trentino, ed entrò nel seminario di Cherso nel 1902; venne quindi ordinato sacerdote nel 1912. La sua vita fu in gran parte dedicata all’educazione dei giovani frati in vari collegi. Fu superiore a Vicenza e a Milano, vero maestro di vita religiosa, nell’umiltà, nella preghiera e nello spirito di sacrificio, virtù accompagnate da bontà d’animo.