Nella festa della Liberazione 2021, si è rinnovato a Chiesanuova di Padova, presso il cippo che ricorda la grande carità di Padre Placido Cortese profusa nel campo di internamento per civili sloveni e croati, negli anni 1942-1943, l’appuntamento commemorativo organizzato dalla Consulta di quartiere, che vede coinvolto in particolare un gruppo di amici, per l’annuale visita ad alcuni siti della zona, a partire proprio da Chiesanuova, dal cippo che ricorda Padre Placido. Erano presenti il presidente del quartiere Luciano Sardena, il consigliere comunale Gianni Berno e l’assessore alle politiche educative e scolastiche, coesione sociale e volontariato del Comune di Padova, Cristina Piva.
P. Giorgio Laggioni, vicepostulatore della causa di Padre Cortese, ha proposto l’ascolto di una lettera di Padre Placido, un testo suggestivo, che testimonia della carità concreta e della tenerezza del nostro Servo di Dio, che seppe stare accanto agli internati con la sua sensibilità di francescano e di sacerdote, occupandosi anche degli aspetti quotidiani della vita nel campo, come l’approvvigionamento alimentare. Il destinatario della lettera, il Padre Fortunat Zorman, dei Frati Minori di Slovenia, in una relazione così testimoniò della carità di Padre Placido:
Risulta che l’opera svolta dal Padre Cortese è sovrumana. Possiamo dire che lavora letteralmente giorno e notte per gli internati sloveni. Dubito che qualche sloveno possa gareggiare con lui quanto all’aiuto materiale ai più derelitti.
La sosta presso il cippo di Chiesanuova è terminata con un momento di preghiera.
In coincidenza con il 25 Aprile sono stati pubblicati due importanti articoli, nei quali trova spazio anche la figura di Padre Placido Cortese.
L’Osservatore Romano del 24 aprile 2021 ha ospitato a pag. 11 un intervento del pubblicista Generoso D’Agnese: “I partigiani del Vangelo”, con ampio risalto al domenicano Padre Giuseppe Girotti, morto nel campo di concentramento di Dachau e beatificato nel 2014, al nostro Servo di Dio Placido Cortese e ad altre figure. “L’eroico sacrificio di tanti sacerdoti italiani durante la seconda guerra mondiale”, come recita il cappello introduttivo, non dovrebbe essere dimenticato. È quello che intendiamo fare, anche attraverso queste pagine web.
Sempre per il 25 Aprile 2021, il Magazine on line dell’Università di Padova “ilBoLive” ha pubblicato un articolo dell’amico Ing. Adolfo Zamboni (nipote del Prof. Adolfo Zamboni, esponente di rilievo della Resistenza padovana), intitolato: “Virginia Picchini, partigiana e protagonista della Resistenza”.
È la storia di una neolaureata dell’Università di Padova, “abile agente del servizio informazioni” della a noi ben nota FraMa (dalle iniziali dei cognomi del prof. Ezio Franceschini e del prof. Concetto Marchesi), che nel 1944-45 collegò il CLN di Padova e quello Regionale Veneto con il CLN Alta Italia e il CVL (Corpo Volontari della Libertà) di Milano e con la Svizzera (dove l’ex Rettore Marchesi si era dovuto rifugiare per sfuggire all’arresto e dove egli teneva i contatti con le massime autorità angloamericane per procurare il necessario alle formazioni partigiane).
La Picchini (vedova di Armando Romani, altra figura di spicco nella rete FraMa, come ha ricordato a suo tempo anche Lidia Martini nella sua testimonianza) fece parecchie pericolose missioni nel triangolo Padova-Milano-Svizzera, fu arrestata e torturata a San Vittore e imprigionata nel lager di Bolzano.
Virginia Picchini è morta nel dicembre 2020, dopo aver compiuto 100 anni.
Ringraziamo vivamente l’Ing. Zamboni per questo contributo molto puntuale e documentato e per l’attenzione riservata nell’articolo a Padre Placido Cortese.
In questa occasione segnaliamo un altro articolo, a firma dell’Ing. Adolfo Zamboni, pubblicato il 27 luglio 2018 nel medesimo Magazine “ilBoLive”: “Le sorelle Martini, partigiane e studentesse”.
Dedicato, in particolare, a Teresa e Lidia Martini, principali collaboratrici dell’opera di carità di Padre Placido Cortese dopo l’8 settembre 1943, l’articolo segnala anche il coinvolgimento della sorella minore, Carla Liliana, che assieme a Teresa venne arrestata il 14 marzo 1944 dalle SS tedesche. Teresa e Carla Liliana furono quindi imprigionate a Venezia e poi trasferite nel KZ Mauthausen e nei suoi sottocampi di Linz e Grein, fino alla liberazione da parte degli Alleati.