Novembre 1944
Nel mese di novembre si rinnova il ricordo del martirio del nostro Venerabile Padre Placido Cortese, «martire della carità» innanzitutto, di quella “Charitas Christi” che sempre lo animò in vita e lo sostenne fino all’estremo sacrificio; ma anche «martire del silenzio», grazie al quale egli contribuì a proteggere la vita di quanti erano in pericolo in quei drammatici frangenti, quando – dopo l’8 settembre 1943 – sulle nostre regioni oppresse dalla disumanità del nazifascismo sembrava essersi eclissata ogni speranza.
La carità che ardeva nel cuore di Padre Placido era il frutto maturo della sua indomita fede, una fiaccola che nessuna forza avversa riuscì a spegnere. Come anche il suo eroico silenzio, che le più atroci torture non riuscirono a spezzare.
«Martire del silenzio»: lo ha voluto rappresentare così Ruben Ferreira, artista portoghese che vive e opera a Londra. Siamo lieti di accogliere nelle nostre pagine web il suo dipinto, espressivo del carisma dell’autore, che ringraziamo per avere inviato nei mesi scorsi al nostro sito internet questo messaggio, rivolgendosi alla “Causa di Padre Placido”, felice e significativa allusione all’esito che tutti attendiamo, la beatificazione e la canonizzazione del nostro amato Venerabile:
Cara Causa di Padre Placido, la pace sia con te! Grazie per la tua missione. Sono un artista portoghese, con sede a Londra. Il mio lavoro è riconosciuto in molte parti del mondo. Tengo conferenze, ritiri, sulla vita dei santi (principalmente i più sconosciuti e di tutto il mondo). Puoi vedere i miei lavori e le mie conferenze sul mio sito web: rubenferreiraart.com Ho incontrato Padre Placido quando sono stato di recente a Padova. Ho visto il suo confessionale nella Basilica del Santo. Mi è bastato leggere un po’ della sua storia per innamorarmi della sua vita. Ho capito subito che dovevo dipingere Padre Placido in modo da poter raccontare la sua storia al mondo. Condivido con voi il risultato finale. Un dipinto che misura 50x60cm. Come ho fatto con altre santi, vittime del nazismo, ho voluto mostrare il contrasto tra il bene e il male, e nel caso di Padre Placido, anche il coraggio del suo silenzio. Migliaia di persone sono curiose di saperne di più su questi santi così importanti per i nostri tempi. Ho realizzato molti dipinti e lavorato con molti santi (e per me dipingere un santo è pregare, relazionarsi con lui o lei) ma il dipinto di Padre Placido è diventato uno dei miei preferiti, per l’amore che provo per Padre Placido e per lo strumento che è diventato per parlare di lui a tante persone. Abbiamo bisogno di più libri di Padre Placido in diverse lingue! Potete contare su tutto il mio sostegno e il mio lavoro per far conoscere Padre Placido nel mondo. Spero che il risultato ti piaccia! Grazie per l’attenzione. Dio vi benedica. In Cristo, per Maria, Ruben Ferreira, Fine Art & Sacred Art, London.
Il messaggio di Ruben Ferreira ci commuove: grazie Ruben! Obrigado!
La sua testimonianza è l’ennesima prova che la figura e l’opera di Padre Placido non lasciano indifferenti, anzi, conquistano!
Il “Messenger of Saint Anthony” di Novembre 2023 gli ha dedicato la copertina e un articolo che volentieri mettiamo a disposizione degli amici di Padre Placido.
Di Padre Cortese, «martire del silenzio», ha testimoniato anche chi l’ha conosciuto, come il confratello francescano conventuale Padre Celestin Tomić (1917-2006), biblista croato, che incontrò Padre Cortese a Roma, nel collegio internazionale dell’Ordine Seraphicum, dove Padre Tomić era docente:
Era l’anno 1943, al Seraphicum, in via S. Teodoro, era ospite a tavola il P. Placido Cortese, un frate padovano che parla il croato. Lavora nell’assistenza agli internati del lager di Padova [si riferisce al campo di Chiesanuova, ndr]. Alla fine del pranzo ci siamo stretti la mano ed abbiamo scambiato i saluti in croato. Di bassa statura e quasi impercettibilmente zoppicante.
Quando fu rapito, hanno detto che sono giunte due persone che gli hanno chiesto di visitare una persona ammalata. E se ne è persa traccia.
Abbiamo avuto martiri del segreto confessionale. Padre Placido martire del silenzio sacerdotale: non ha voluto tradire i nomi dei suoi collaboratori. Riteneva che ciò che gli si diceva anche fuori della confessione, fosse come se glielo avessero detto in confessione.
[Positio, pp. 362-363].
Di Padre Celestin Tomić OFM Conv. è stata avviata, a Zagabria, la causa di beatificazione e canonizzazione.
Lo scrittore Pietro Galletto (Treviso, 1929), nella sua opera “La Resistenza in Italia e nel Veneto” (G. Battagin Editore, S. Zenone degli Ezzelini, III ed., 2000) accenna all’opera di Padre Domenico Artero, missionario della Consolata, “cappellano dei prigionieri inglesi dislocati nei dodici campi di lavoro dipendenti dal comando di Chiesanuova”, e aggiunge:
In questo settore altamente umanitario della Resistenza civile, emergono altri due sacerdoti: Padre Placido Cortese, dei francescani conventuali della basilica del Santo di Padova, e il parroco di Terranegra Don Giovanni Fortin [deportato a Dachau, ideatore del Tempio dell’Internato Ignoto, realizzato nel dopoguerra, ndr]. Il francescano, catturato a Padova e torturato a Trieste…, viene dato per disperso dopo il marzo 1945. Secondo una attendibile testimonianza si può ritenere che sia deceduto sotto le torture, martire del silenzio.
[p. 102]
L’opera di Galletto, uscita in prima edizione nel 1996, risente delle ben note lacune sulla sorte di Padre Cortese, prima che emergessero le fondamentali testimonianze che resero possibile l’avvio della causa di beatificazione. Significativo, tuttavia l’appellativo di «martire del silenzio» riconosciuto al nostro Venerabile.
Il coraggio del silenzio: Padre Placido ne è stato capace perché nel suo cuore ardeva la “Charitas Christi”, descritta mirabilmente da san Paolo nel celebre “Inno alla Carità”:
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta
(1Cor 13, 1-7).