15 Dicembre 2020: “UNA LUCE DIRADA L’OSCURITÀ”, accesa la tradizionale lampada ebraica a nove bracci nel chiostro del Generale al Santo

15 Dicembre 2020: “UNA LUCE DIRADA L’OSCURITÀ”, accesa la tradizionale lampada ebraica a nove bracci nel chiostro del Generale al Santo

Il 29 ottobre scorso, nell’ambito dell’iniziativa: “Una luce dirada l’oscurità”, a cura del Museo della Padova Ebraica, sono state collocate (fino al 18 gennaio 2021) in sei punti strategici della città le tradizionali lampade a nove bracci utilizzate per la festa di “Chanukkah” (dedicazione), festa della luce che celebra la consacrazione di un nuovo altare nel Tempio di Gerusalemme dopo la riconquista della libertà dai Greci.

Una di esse, opera dell’artista Guy De Rougemont, è stata posizionata nel chiostro detto del Generale (o anche dei Musici, descritto da Padre Cortese nel 1943).

Lampada posizionata nel chiostro del Generale della basilica del Santo

La lampada a nove braccia collocata nel chiostro del Generale della basilica del Santo

Le altre lampade sono esposte nella Sinagoga di Padova, nel Palazzo della Ragione, nel Cortile nuovo dell’Università, nel Cortile pensile di palazzo Moroni (Municipio) e nel Salone dei Vescovi del Museo diocesano.

Il 15 dicembre, dopo il tramonto, la lampada a nove bracci collocata al Santo è stata accesa alla presenza del rabbino di Padova, Adolfo Aharon Locci, del rettore della basilica, padre Oliviero Svanera, e della prof.ssa Giovanna Baldissin Molli, del collegio di presidenza della Veneranda Arca di S. Antonio. Il programma di Rai2 “Sorgente di vita – Rubrica di vita e cultura ebraica”, del 20 dicembre 2020 ha dedicato ampio risalto all’evento.

Il rabbino ha cantato il Salmo 30 (che poi il rettore ha proclamato in italiano): “Canto per la dedicazione del tempio: Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato…”. Apprezzata dal rabbino l’ospitalità e l’accoglienza per questo momento di dialogo interreligioso vissuto assieme da rappresentanti della comunità ebraica e di quella cristiana. Noi aggiungiamo che il luogo scelto è molto significativo, perché nel chiostro del Generale, durante la persecuzione nazifascista della seconda guerra mondiale, il nostro Servo di Dio Placido Cortese nascose alcuni ebrei, come ha ricordato Mario Gobbin nella sua testimonianza.