Luminosa e serena si preannuncia, fin dalle prime ore, la giornata del 13 giugno, solennità di Sant’Antonio di Padova, mentre le centinaia di persone che attendono con molto anticipo l’apertura della basilica alle ore 6, già suggeriscono con quale intensità, nonostante tutto, la giornata si svolgerà. Molti sono i pellegrini che giungono a piedi, come da tradizione. La prima Messa, alle 6.30, registra l’en plein, quanto a posti disponibili, dentro e fuori, e così sarà per tutte le altre celebrazioni.
Era preannunciata una festa del Santo da “tempo di guerra”. Il “nemico”, l’ormai famigerato Covid-19, è però invisibile e insidioso, ma grazie alle strategie messe in atto nell’ambito della comunicazione, è stato possibile raggiungere un numero elevato di persone, certamente molto superiore alle presenze fisiche degli anni precedenti. Nemico beffato, verrebbe da dire…
Alle 12.30 ha inizio il momento più atteso. Quest’anno non è possibile la consueta grande processione cittadina, ma sant’Antonio prende il volo per visitare i luoghi che in questo tormentato periodo hanno maggiormente sofferto le conseguenze della pandemia. Dall’aeroporto “Allegri” di Padova decolla l’elicottero dell’Esercito Italiano, che ospita a bordo il Busto-Reliquiario “ex massa corporis” del Santo. Lo accompagnano il rettore p. Oliviero Svanera (che porta con sé anche un’altra Reliquia “ex ossibus” di sant’Antonio, con la quale imparte la benedizione ai luoghi sorvolati), p. Egidio Canil, responsabile delle Missioni Antoniane, mons. Alberto Albertin, delegato vescovile per la Vita consacrata, e a sorpresa, la Presidente del Senato, la padovana Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha espresso il desiderio di unirsi a questa “missione speciale”. L’evento è trasmesso in diretta televisiva e streaming. Dai primi riscontri si capisce che questo speciale volo è seguito con emozione da moltissime persone.
Dopo una sosta all’ospedale di Schiavonia, dove si è verificato il primo decesso in Italia (e in Europa) a causa del coronavirus, il volo riprende e il Santo benedice, in particolare, il paese di Vo’ Euganeo (luogo d’origine della prima vittima), salutato con affetto e grande commozione dagli abitanti.
A Vo’ (corsi e ricorsi della storia…) vennero confinati durante la seconda guerra mondiale gli ebrei padovani, che poi furono deportati in Germania. A Vo’ si erano rifugiati anche alcuni fuoriusciti dai campi di concentramento italiani dopo l’8 settembre 1943. A questi giungeva la carità di Padre Placido, mediante pacchi-viveri che faceva loro recapitare.
Dopo aver toccato Camposampiero, luogo Antoniano, l’elicottero passa sopra la basilica di sant’Antonio, compie alcuni giri, quasi una danza per rendere omaggio al cuore della devozione al Santo, al luogo che custodisce il suo venerato sepolcro, meta di infiniti pellegrinaggi, reali e virtuali. E luogo dal quale si è irradiata anche la carità di Padre Placido, sinceramente devoto del Santo e suo straordinario imitatore nelle opere di misericordia. Dalla basilica l’elicottero si dirige quindi per l’atterraggio verso l’aeroporto.
Non si ha il tempo di metabolizzare lo straordinario evento appena conclusosi, che un altro si aggiunge, arricchendo di ulteriori emozioni una giornata che resterà memorabile. Verso le ore 16, la statua processionale del Santo, bella e solenne, caricata già il giorno prima sul consueto mezzo della Polizia di Stato che viene utilizzato per la festa del 13 giugno, esce dalla basilica, seguita dagli applausi e dagli sguardi meravigliati dei presenti, e si dirige breve visita all’ospedale che porta il suo nome in via Facciolati e poi al grande ospedale, policlinico universitario, di Padova. Le autorità, preavvisate di questo, attendono il Santo davanti al pronto soccorso principale. Dopo la benedizione sant’Antonio prende la via del ritorno a casa, accolto dall’entusiasmo dei fedeli presenti. Resta in quanti hanno assistito alla sua breve uscita nel giorno della sua festa, il ricordo di una presenza preziosa accanto agli ammalati e a quanti, ogni giorno, si prendono cura di loro con professionalità e abnegazione, come è accaduto durante la fase acuta della pandemia.