Delicata, con toccanti accenti poetici, questa presentazione del Beato Luca Belludi da parte di Padre Placido Cortese. Devoto confratello di S. Antonio in vita, il suo corpo riposa accanto al grande Taumaturgo, nella cappella a lui riservata, umile e quasi nascosto, come la violetta evocata dal nostro Servo di Dio. All’articolo segue un post scriptum sulla protezione del Beato negli esami.
Un piccolo, umile fiore, sul finir del verno, viene con il suo delicato profumo a rallegrare l’animo dell’uomo: la violetta.
Annunziatrice della primavera noi la amiamo e colta la riponiamo tra le pagine d’un nostro libro caro, unica e sola testimone d’una nostra speranza o d’un nostro dolore segreto.
Oggi, in questo risvegliarsi della natura, l’odorata violetta ci richiami all’imitazione della virtù che sì bene simboleggia, vista nella figura del B. Luca Belludi, Compagno e Amico del grande Santo di Padova.
Tutta la vita del Beato è fulgido esempio d’umiltà!
Luca è dei nobili Belludi e lascia il nome d’un casato glorioso per prendersi quello semplice di socius fratris Antonii – compagno di frate Antonio – poi nobilissimo perché il frate di Padova sarà presto il Santo di Padova e di tutto il mondo; Luca è ricco e lascia tutto, beato di poter seguire il Poverello Francesco e di stringere l’umile capestro; Luca è dotto – la sua città aveva già ai suoi tempi lo studio generale [l’Università] – e sceglie la solitudine dell’Arcella per nascondere agli uomini i doni che Iddio gli aveva elargiti. Ma il tugurio della Cella – poi Arcella – che ricorda la Rivotorto Umbra – culla dell’Ordine – lo preparerà all’amicizia del grande Santo e all’apostolato.
Alla morte del Santo, Luca che (ne) aveva ereditato lo spirito resterà – specialmente per Padova oppressa – il difensore del povero, l’araldo che annuncia la pace e ne prepara le vie.
Ma se ha lasciato l’ombra ove s’era nascosto lungo tempo, ora trova la luce per nascondervisi maggiormente.
Luca è – sempre e solo – compagno di S. Antonio; al Santo alza la Basilica meravigliosa; al popolo parla del suo Santo; dal Santo ottiene la liberazione di Padova e morto si nasconde accanto all’urna del continuo prodigio.
I Santi però sono generosi.
Pensò all’esaltazione del Beato S. Antonio stesso. Così appena morì i Padovani sentirono la potenza della sua intercessione perché la Basilica ebbe un’altra urna ove il prodigio fioriva come davanti a quella del Santo e oggi stesso si ricevono molte grazie da chi lo prega con fede.
L’umiltà ha la sua conferma divina: chi s’umilia sarà esaltato.
Chiediamo al Beato con le grazie temporali anche questa: di farci amare l’umiltà.
frate Placido