In questo articolo Padre Placido descrive brevemente la mistica Basilica di San Francesco in Assisi, che custodisce la tomba del Poverello. Il triplice complesso (lo definisce “visione”, spettacolo”, “poema”) che domina il Colle del Paradiso, estrema propaggine della città di Assisi verso Perugia, era rimasto molto impresso nei ricordi del nostro Servo di Dio, che sulla tomba del Serafico Padre aveva emesso la professione solenne (definitiva) dei voti nelle mani del Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, Padre Alfonso Orlini, anch’egli nativo di Cherso: era il 4 ottobre 1928, solennità di S. Francesco.
Una visione meravigliosa ci si presenta davanti ai nostri occhi quando pensiamo a S. Francesco: la sua Basilica d’Assisi.
Non c’è poema più bello di questa chiesa che sorge maestosa sul Colle del Paradiso, meta sospirata di cercatori di pace, di studiosi, di poeti. Si va in Assisi per godere questo spettacolo, per portare via qualcosa di S. Francesco. Il mondo oggi ha bisogno di Lui e lo chiama perché ritorni a dire a tutti la parola di pace, a insegnare la vera fratellanza in Cristo di tutti i figli della terra.
Il regnante Pontefice [Pio XI] proclamò S. Francesco Patrono dell’Azione Cattolica e volle così richiamare al cuore dei fedeli gli esempi luminosi della sua povertà, della sua umiltà. S. Francesco rinnovò – chiamando a Dio – tutto il suo secolo: anche il nostro si rinnoverà se chi ama la Chiesa vivrà con entusiasmo la vera vita francescana, sulle orme del Serafino di Assisi.
La Basilica d’Assisi sorse per volontà del Pontefice Gregorio IX, amico di S. Francesco: l’artefice ne fu Frate Elia, compagno e vicario del Santo.
Il Poverello di Assisi morì la sera del 3 ottobre 1226; il 16 luglio 1228 Gregorio IX lo canonizzò, e il giorno appresso pose la prima pietra della Chiesa. Il Colle, detto dell’Inferno, ricevé il nome Colle del Paradiso e la Chiesa con bolla del 22 aprile 1230 fu dichiarata «Caput et Mater» di tutto l’Ordine Minoritico.
Questa passerà di secolo in secolo in eredità preziosa ai figli del Poverello – ai Frati Minori Conventuali – che sempre l’hanno amata. Furono i frati che chiamarono Giotto, perché con il pennello narrasse la mirabile vita del Serafico, vita cantata da Dante e scritta con amore di figli da fra Tommaso da Celano e da S. Bonaventura.
Nel 1230 dalla Chiesetta di S. Giorgio si fece la traslazione del corpo di S. Francesco che fu da fra Elia celato agli occhi degli uomini perché nessuno rapisse ad Assisi il sacro tesoro, il corpo stimmatizzato del suo figlio più grande.
Da questa data molti artisti saliranno il colle sacro: Cimabue per lasciarci il miracolo nuovo della sua Crocifissione; Giotto per creare la nuova arte italica e darci la vera vita di S. Francesco e di Maria Maddalena; Simone Martini per effigiare mirabilmente i Santi Francescani e la storia di S. Martino; Pietro Lorenzetti per una soave Madonna con Figlio e Santi.
Fra Elia concepì una Basilica a due piani con cripta per nascondere S. Francesco. Così dopo il ritrovamento del corpo, che avvenne nel 1818, si avranno tre Chiese perché si potrà accedere anche alla Cripta. Questa subì recenti restauri e ora accoglie intorno a S. Francesco anche i suoi fedeli e affezionati compagni.
Dalla Cripta di passa alla Chiesa Inferiore, suggestiva nella sua austerità, ove ogni uomo trova la preghiera e la pace; da questa alla Chiesa Superiore, maestosa nella sua semplicità.
Dal grande amore dei figli per il Serafico Padre è sbocciata nel cielo umbro la più bella casa della preghiera!
pla.co