Dopo le fatiche apostoliche Antonio si raccoglie intorno alla cara chiesetta di Santa Maria Mater Domini. Gli è vicino frate Luca e insieme ragionano delle cose celesti. A nulla vale tutto il bene operato se non ci umiliamo davanti a Dio. I Santi hanno avuto sempre il timore di non aver fatto tutto quel bene che avrebbero potuto fare. Anche i più grandi miracoli portavano alla loro anima un motivo di confusione, benché avessero dato gloria a Dio.
Padova godeva in quel periodo giornate di pace dopo tante lotte e tanti saccheggi. Anche la miseria andava scomparendo essendo Antonio intervenuto a moderare le pretese dei ricchi. È del 17 marzo 1231 la legge del Comune di Padova a favore dei debitori insolvibili.
Durante l’inverno del 1230 egli può dar mano ai suoi Sermoni dei Santi. Alcuni dei prodigi, già riportati, saranno operati in questo periodo. Viene poi la Quaresima e Antonio, benché molto indebolito, non lascerà di predicare. Fu l’ultima predicazione ed egli certamente lo sentiva. S’è perciò rivolto alla «sua città» con più amore, ha richiamati tutti a seguire il Vangelo di Cristo; non ha più inveito ma per i peccatori ostinati ha moltiplicato le preci e i digiuni. La chiesetta di Santa Maria divenne faro di luce, luminoso. Gli stessi briganti, sentono la sua parola e dodici ritornano sulla via retta. La Confraternita dei Colombini che visse a Padova si riportava a queste origini. Si ripeteva nel significato più vero a Padova la scena di Gubbio, narrataci dai Fioretti. Non era Antonio il figlio più fedele dello spirito e dell’anima di Francesco d’Assisi?