Capitolo 11: Maestro dei frati

Capitolo 11: Maestro dei frati

Una delle occupazioni di Antonio, dopo la predicazione era quella dell’insegnamento ai frati. Egli che aveva tanto studiato la poteva fare con facilità. San Francesco stesso ve lo autorizzò con una lettera che è programma di sapiente e vigile organizzazione.

«A Frate Antonio mio vescovo, Frate Francesco augura salute. Mi piace che tu legga teologia ai frati, purché per siffatto studio non estinguano in loro lo spirito della santa orazione e devozione, come prescrive la regola. Sta bene». La scienza non doveva essere fine a se stessa ma mezzo utile per confutare gli errori ed esplicare con frutto il proprio apostolato.

Antonio comprese il pensiero del Padre e da quel giorno i conventi ove si fermerà saranno cenacoli di scienza. Che fosse lettore a Bologna, a Tolosa e a Padova ce lo dicono i suoi biografi. Anzi fu il primo lettore dell’Ordine; con lui ha iniziato il meraviglioso edificio degli studi per cui ne verrà tanto splendore all’ordine Ordine Minoritico.

Nell’estate e autunno di quel 1223 lo troviamo in Sicilia venuto a combattere l’eresia ma nello stesso tempo fonda vari conventi nell’isola.

Al principio dell’anno 1224 è a Bologna; durante la quaresima è a Vercelli con Tomaso Gallo, il teologo mistico, che poi lascerà di lui preziosa testimonianza: «Egli era in Lucerna che arde e illumina poiché per amore ardeva interiormente ed esteriormente risplendeva». Anche altre città d’Italia ci dicono, con una costante tradizione, che lo accolsero tra le mura: Trento, Milano, Trieste, Ferrara … ovunque l’eresia voleva mettere piede appariva il martello degli eretici a disperdere gli errori e richiamare gli animi alla unione e alla verità. Con l’anno 1225 egli è in Francia, prima insegnante a Montpellier e a Tolosa, poi Guardiano di Le-Puy e infine Custode del Limosino.

Sul suo passaggio in terra di Francia fiorirono numerosi miracoli.

Trovandosi Antonio a Montpellier un giorno un novizio abbandonò il convento trafugando il suo Commentario sui Salmi, lavoro che gli era costato non poca fatica con il poco tempo che aveva da dedicare allo studio. Il novizio aveva ceduto alla tentazione di essere possessore di quel prezioso tesoro. Nella fuga giunse ad un ponte gettato sopra un profondo abisso quando uno spettro gli si para innanzi minaccioso. Il novizio è costretto a fare ritorno al convento per chiedere ad Antonio perdono e restituire il prezioso codice.

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